Ops, lo ha fatto ancora. Come nelle favole per bambini, quando il personaggio apparentemente più “debole” sconfigge il “tiranno” di turno regalando una gioia alla sua gente. Qui non stiamo parlando né di deboli né tantomeno di tiranni, soltanto di due grandissimi allenatori e amici che hanno sfidato stereotipi regalando una prestigiosissima e corretta battaglia sportiva: uno ha vinto con merito perché è stato più bravo, l’altro è uscito con le ossa rotte ma con la convinzione che ben presto festeggerà uno scudetto più che meritato. Gli onori delle armi, per usare un codice cavalleresco, vanno a Simone Inzaghi e alla sua Inter, quelli della serata a Diego Simeone, che ha “cholizzato” il suo vecchio compagno ai tempi della Lazio e ha portato così l’Atletico Madrid ai quarti di finale.
Perdere fa male, soprattutto in una notte europea davanti alle telecamere di tutte le principali reti televisive mondiali. Per di più ai calci di rigore, con un Sommer in porta, ma con una penuria totale di rigoristi. Dietro agli orrori di Sanchez, Klassen e Lautaro sta anche un senso di frustrazione tattica e psicologica che Simeone è riuscito ad iniettare ai giocatori dell’Inter: la posizione di Griezmann, autore del gol del pareggio, è la prova autentica di una strategia infallibile da parte del Cholo che avrebbe portato ad una perdita di certezze nel centrocampo nerazzurro e ad ampie praterie lasciate agli avversari, come avvenuto in almeno tre circostanze. Poi, l’aggressività. Basta osservare il riscaldamento dell’Atletico Madrid, impostato tutto su esercizi ripetuti di stretching con pochissimi tocchi al pallone, per capire l’ideologia battagliera dei colchoneros, sotto lo sguardo furente del Prof. Ortega e del capitano Koke, alter ego quasi del suo allenatore. Un addestramento alla guerra che durante la partita si è unito all’intuizione stellare di Simeone di lanciare nella mischia il decisivo Depay al posto Morata al 79′, con l’Inter un po’ sulle gambe e pronta a subire il gol da un momento all’altro. Da qui la svolta, e la consapevolezza da parte del tecnico argentino di averla messa in ghiaccio, a patto di vincerla anche ai rigori.
Così è stato ed è ufficialmente finita l’allucinazione collettiva da parte dell’Inter di essere inferiore soltanto al Manchester City. La strada è ancora lunga e tortuosa, come del resto la Champions League, competizione imprevedibile che punisce al minimo errore. L’Inter, squadra sublime e ammaliante nel nostro campionato, quell’errore l’ha commesso ed è sbattuta su Simeone, che con poche mosse ha “cholizzato” l’amico Inzaghi.
Matteo Salvetti