Dopo 291 giorni dall’ultima partita ufficiale la Nazionale Italiana di Roberto Mancini ritorna finalmente in campo per esordire nella Nations League, in un calcio diverso, ma soprattutto in un mondo opposto a quello di prima. Le porte chiuse e la conseguente assenza dei tifosi ne sono la testimonianza, ma poco importa, lo show deve andare avanti con i sostenitori che possono tranquillamente fare il tifo da casa, anche se la cornice dell’evento è lo stadio Artemio Franchi di Firenze, uno dei più caldi d’Italia. Avversario di turno è la Bosnia Erzegovina, capitanata dal romanista Dzeko e orfana dell’altro pezzo da novanta, Miralem Pjanic. Un match difficile sotto ogni punto di vista, perchè è la prima giornata del Girone 1 e perchè l’Olanda non ha la minima voglia di scherzare.
Roberto Mancini decide di giocarsi le sue carte seguendo il filone logico della continuità: dentro Belotti dal primo minuto, affiancato da Chiesa e Lorenzo Insigne. A centrocampo, invece, insieme all’insostituibile Barella si rivede il compagno nerazzurro Stefano Sensi, a distanza di quasi un anno dalla sua ultima comparsa (Finlandia-Italia, 8 settembre 2019). Scelte coraggiose che però vanno a scontrarsi contro il muro eretto dai calciatori bosniaci. Il primo tempo non è stato indimenticabile, anzi; errori su errori, poca lucidità, ma soprattutto zero occasioni da gol da una parte e dall’altra, fatta eccezione per un tiro finito sull’esterno della rete ad opera di Federico Chiesa.
La ripresa è stata più incoraggiante, nonostante il calo fisico delle due squadre. La Bosnia si è giocata le proprie carte con tutta la sua forza, colpendo anche un palo a distanza ravvicinata, mentre l’Italia ha provato a creare occasioni da gol con quel gioco spumeggiante che ci aveva ammaliato prima dell’avvento del Covid. Il vantaggio però è a cura degli ospiti, con il solito Edin Dzeko, molto abile nello sfruttare un rimpallo e nel realizzare il classico gol di rapina davanti a Donnarumma. Poi, nonostante lo svantaggio, gli azzurri sono riusciti a rimettersi in carreggiata, almeno parzialmente; ci ha pensato Stefano Sensi a pareggiare i conti, complice una deviazione che non ha lasciato scampo a Sehic.
UN’ITALIA OPACA:- L’aggettivo giusto per sottolineare la condizione fisica degli azzurri. Poco brillante Federico Chiesa, assai deludente Belotti e in difficoltà anche il tandem difensivo Bonucci-Acerbi, soprattutto nel marcare l’attacco bosniaco nei numerosi contropiedi concessi. Chi invece si è dimostrato infallibile, peccato si trovasse nell’altra squadra, è stato Edin Dzeko, il solito guerriero e l’ennesima sentenza in area di rigore; chissà se la Juventus riuscirà a prenderlo, intanto il bosniaco ha dimostrato tutto il suo valore, alla faccia di chi lo considera finito. Tornando agli azzurri non potevamo chiedere di più sotto l’aspetto fisico, anche perchè è appena finita la passata stagione e tra pochi giorni riprenderà la successiva. Lo ha detto anche Mancini nell’intervista post-gara, ci vorrà del tempo prima di rivedere la forma alla quale eravamo abituati. Ciò che conta, però, è che l’Italia ancora una volta ha provato ad imporre il proprio gioco, nel bene e nel male. Ottime le trame in fase offensiva non appena è entrato Ciro Immobile, per non parlare dello stratosferico Barella (unico giocatore ai suoi livelli) e della classe di Sensi a cui va il merito di aver segnato il gol del pari, senza il quale l’Italia si sarebbe ritrovata in una situazione piuttosto scomoda per la qualificazione alla Final Four di Nations League.
IL RECORD DEL MANCIO:- Prima o poi doveva accadere, lo storico record di Roberto Mancini alla guida della Nazionale Italiana, fatto di 11 vittorie consecutive (nessuno era mai riuscito) si è interrotto questa sera, proprio nella prima giornata di Nations League. Il rammarico per non aver ottenuto tre punti fondamentali c’è e non può essere altrimenti. Vero è che è solo la prima sfida, basterà ottenere almeno 4 punti contro l’Olanda, a partire già da lunedì prossimo. I record contano fino ad un certo punto, soprattutto questi tipi di record, ma la strada è lunga, piena di insidie e di avventure. Nell’attesa che la condizione fisica ritorni a farci sorridere.