Una serata di ricordi, sogni ed emozioni lontane. Quella data che nessuno si dimentica, giovedì 6 febbraio 1958, triste cornice del maledetto disastro aereo in quel di Monaco, che si portò via 23 dei 44 passeggeri a bordo, tra cui molti componenti della storica squadra del Manchester United. Si salvò per miracolo Bobby Charlton, di molti altri suoi colleghi e amici solo un tenero ricordo. Era un’epoca tormentata, a pochi anni dalla fine del secondo conflitto mondiale e con l’arduo compito di risollevare le macerie belliche per abbracciare una nuova era. Quel ricordo ancora oggi vola tra le mura di Old Trafford, pieno di striscioni, pezzi di giornale e reperti storici, celebrati dai giocatori dei Red Devils e dal manager Ole Gunnar Solskjaer con i cosiddetti “flowers of Manchester”, per dimenticare e per non essere a sua volta dimenticati.
Nel trambusto silenzioso la partita disputata contro l’Everton di Ancelotti, arrembante e piena di adrenalina, soprattutto per entrambe le tifoserie. Un match infinito giocato sull’orlo del box to box e con tantissime emozioni sia da una parte che dall’altra. Serata che da come era cominciata prometteva bene per lo United: possesso palla efficace, concretezza sotto porta e doppio vantaggio alla fine del primo tempo. Dopo i primi minuti di studio, sono saliti in cattedra Cavani e Bruno Fernandes, i quali hanno portato avanti con merito i Red Devils; da guardare con il binocolo la rete del portoghese, precisa all’angolino destro alle spalle del disattento Olsen. Sembrava un gioco da ragazzi, anche perché la squadra di Ancelotti nella prima frazione di gioco è apparsa intimorita, priva di idee concrete e in totale affanno sul primo pressing alto. L’unica vera occasione in cui il Manchester ha rischiato di far riaprire la partita agli avversari si è verificata sul finale, quando Calvert- Lewin ha sprecato un’occasione clamorosa con De Gea battuto.
Solo questione di tempo. Nell’intervallo Carlo Ancelotti avrà chiesto ai suoi più coraggio e in soli sei minuti dal fischio di inizio della ripresa lo United è stato punito per ben due volte dalle plateali dormite del suo portiere prima e dell’intera retroguardia difensiva poi. Il centrocampista Doucourè (migliore dei suoi) ha riaperto la partita sfruttando la mancata presa di De Gea, mentre pochi minuti più tardi è stato invece James Rodriguez a raddrizzare i conti e a far tornare i fantasmi ad Old Trafford. Il Manchester United è ricaduto di nuovo nei vecchi errori, assieme al suo allenatore: avversario sottovalutato, remi in barca e giusto scossone, come sul campo del Lipsia in Champions League. E pensare che diversamente dall’esperienza tedesca, questa volta i Red Devils potevano e dovevano vincere l’incontro. Non hanno sfruttato il fortunoso ma fondamentale gol del 3-2 di McTominay e come al solito da ormai troppo tempo hanno abbassato il loro baricentro nella propria metà campo permettendo all’Everton di creare notevoli occasioni da gol. Morale della favola? I Toffees hanno pareggiato al 94esimo minuto grazie al solito Calvert-Lewin facendo sprofondare nell’imbarazzo Solskjaer e i suoi ragazzi.
Un pirotecnico 3 a 3 che fa uscire con le ossa rotte proprio il Manchester United. Perché i cugini del City viaggiano ad una media punti spaventosa e hanno anche una partita da recuperare. Alle spalle dei Red Devils la carovana è ancora più complessa, e il rischio di cadere in basso in soli 180 minuti è altissimo. Solskjaer dovrà cominciare a capirlo, nella speranza per lui che i due punti persi contro Ancelotti non siano quelli mancanti per alzare il titolo, altrimenti voleranno i rimpianti. Un pareggio che assume quindi il significato di due punti persi e che nel ricordo di quell’incubo innevato di Monaco ha comunque regalato uno spettacolo da Premier League. Epoche lontane, vecchi rimpianti e nuovi sogni. Un po’ quelli che servono per lo United e che però dovrebbero macchiarsi di una piccola dose di concretezza, magari in difesa. Come nelle fiabe.