E’ appena scoccato il minuto 93. Sugli spalti il silenzio comincia a coprire l’euforia. I telefoni sono tutti collegati sulla vittoria dell’Udinese a Frosinone. Che vuol dire salvezza. Anzi, sopravvivenza. A Empoli invece restano soltanto 120 secondi per sbloccare un 1-1 che sa di beffa atroce, di amara condanna verso la Serie B. Poi improvvisamente irrompe un raggio di sole nella notte della speranza: la palla arriva sui piedi di Niang, che solo in area di rigore chiude gli occhi e calcia. O la va o la spacca. E’ andata, Svilar (migliore in campo della Roma) buca l’intervento ed ecco il gol del 2-1. Che vuol dire salvezza. Anzi, sopravvivenza.
Potremmo sintetizzare così una serata al cardiopalmo per tutti i tifosi dell’Empoli. E’ il bello dello sport, c’è chi vince perché ha qualità, chi è baciato dalla fortuna e chi invece, lottando, ottiene trionfi che restano nelle memorie: l’Empoli appartiene sicuramente a questa terza categoria, basta riavvolgere il filo della partita per vivere nuovamente gli errori sotto porta dell’attacco azzurro, nonché la sciocchezza nel movimento difensivo che ha portato al pareggio di Aouar. Poi però arrivano le cose belle, incarnate dalla figura di Davide Nicola.
Uomo sempre sul pezzo, concentrato, attaccato ai giocatori come se fossero suoi figli. In parte lo sono, perché dietro a quello sguardo attento di chi ha vissuto nella propria vita drammi e meritati trionfi si nasconde un allenatore che quando chiamato in causa si è sempre rimboccato le maniche, creando un blocco squadra compatto e iniettando nella testa dei suoi ragazzi il sacrificio del lavoro e l’essere uomini prima che calciatori. Nicola lo ha fatto ancora. Dopo il miracolo con la Salernitana, questa volta è toccato all’Empoli, squadra che sulla carta sarebbe potuta retrocedere già da settimane se non ci fosse stato alla guida il tecnico di Luserna San Giovanni. Perché Nicola non è solo un motivatore, ma anche un grande stratega. Un esempio? Il modo in cui ha cambiato la squadra a fine primo tempo: fuori Destro, Gyasi e Maleh per Niang, Walukiewicz e Cambiaghi. Scelta rischiosissima che però ha risollevato l’Empoli e ha portato un po’ di freschezza soprattutto sulle fasce, costringendo la Roma a ripiegare sempre nelle marcature e a lasciare voragini in difesa. Se i toscani infatti avessero avuto un po’ di qualità la partita si sarebbe sbloccata prima, pensiamo all’occasione fallita da Cancellieri a tu per tu con Svilar.
Non è dunque un’esagerazione affermare che la salvezza dell’Empoli sia più che meritata. Perché viene dal profondo, è figlia di un lunghissimo travaglio e sorella di un desiderio collettivo che si è trasformato in realtà. Insomma è ancora una volta un capolavoro firmato Davide Nicola, uomo dallo sguardo vivo che crede sempre nei miracoli.
Matteo Salvetti