Sul Madrid piove oro, sul Barca tanta grandine. Il “Clasico” di Spagna, giocato sotto la tempesta di acqua e vento, ha regalato emozioni così ambigue e scellerate da far vedere a tutte le scuole calcio che davvero amano questo sport. Una gara che resterà impressa tra le mura del piccolo stadio dedicato ad Alfredo di Stefano, con la vittoria del Real grazie alla maggiore esperienza e soprattutto al suo allenatore, così perfetto nel mandare in campo la squadra che Giotto in confronto sarebbe stato un suo piccolo allievo. Sull’altro versante, invece, il collega Koeman è andato vicinissimo al raggiungimento del 2-2 nei minuti finali, ma ha pagato le pessime scelte iniziali, soprattutto la difesa a tre, sbandata e priva di quella bussola che si richiede nella partita più delicata dell’anno. Una sconfitta che brucia per il Barcellona: perché il Real Madrid vola a 66 pt, agguanta l’Atletico e forse la Liga, mentre i catalani arretrano ancora e rimangono angoscianti al terzo posto. Gara dalle mille emozioni, nella quale le merengues sin dall’inizio si sono dimostrati superiori; Valverde ha incantato Busquets in fase di possesso palla, Lucas Vazquez si è bevuto Jordi Alba come un Moscow Mule e Casemiro (espulso sul finale) ha rappresentato quella diga invalicabile che ha agevolato Zidane a piazzare il bunker difensivo. Il primo tempo infatti si è concluso sul 2-0 per il Madrid, assai meritato per le occasioni viste in campo, mentre nella ripresa il gol di Mingueza ha riaccorciato il punteggio e ha fatto traballare i padroni di casa fino alla fine. Certo, se fosse entrata la palla colpita dal giovane Moriba in extremis saremmo qui a raccontare un’altra storia. Invece, i campioni del Madrid hanno fatto (nuovamente) la differenza.
IL TACCO DI BENZEMA:- Parli di campioni e non puoi citare Karim Benzema. Era da quattro anni che l’attaccante francese non segnava al Barcellona, tante critiche e poche dimostrazioni sul campo. Proprio nella gara che vale la stagione si è risvegliato il suo istinto predatorio quando il tacco magico del suo piede ha trafitto Ter Stegen e ha portato in vantaggio il Real. Un’azione corale da videogioco: percussione in solitaria di Valverde tra le belle statuine del centrocampo blaugrana, palla allargata a Lucas Vazquez, cross rasoterra in mezzo all’area di rigore e taglio sul primo palo del solito Benzema, così bello e candido che il povero difensore Arajo è potuto rimanere solo a guardare. Un gol vitale per la partita perché da quel momento Zidane si è chiuso dentro al castello, costringendo il Barca a effettuare quel possesso palla fine a sè stesso che purtroppo per Messi non ha mai inciso dalle parti di Courtois. Solo un’occasione ghiotta per la Pulce, avvenuta pochi secondi prima della fine del primo tempo ma neutralizzata dal portierone belga in uscita.
TER STEGEN SALVA IL BARCA:- Chi invece ha salvato i blaugrana è stato Ter Stegen, con una parata da urlo sul destro a botta sicura di Vazquez dopo il palo colpito da Valverde in contropiede. Andare sul 3-0 avrebbe voluto dire salutare la partita già nei primi 45′, ma il fenomeno tedesco è riuscito ad evitarlo. Sui due gol subiti non poteva fare granché: il primo è un’invenzione di Benzema, nel secondo sulla punizione di Kroos è stato beffato dalla deviazione fortuita di Dest e dal non impeccabile Jordi Alba, che ancorato sulla linea di porta avrebbe potuto tentare un blasfemo salvataggio di testa. Per non fare il solito giro di parole inutili, insomma, Ter Stegen ha salvato il Barca, mentre il Barca invece non lo ha salvato.
KROOS, IL MIGLIORE IN CAMPO:- Non per il gol e neanche per la vittoria. Semplicemente per la sua intelligenza tattica: Toni Kroos ha incantato con il fraseggio anche a questo turno, permettendo al Real Madrid di creare e di non soffrire, ma anche di colpire nel momento giusto, quando il pressing disorganizzato del Barca soprattutto nel primo tempo apriva varchi inaspettati e stuzzicanti. Il gol su punizione, avvenuto forse nella fase più confusa del match, è stata la ciliegina sulla torta. Se Zidane ha vinto il suo sesto clasico da allenatore, parte del merito è anche di Kroos, il quale ogni anno che passa non mostra mai segnali di cedimento, anzi, è il primo che richiama i compagni nei momenti di difficoltà. Uno splendido inchino e una corona d’oro per il centrocampista che disegna il vero calcio.
KOEMAN CAMBIA IL BARCA:- Perché presentarsi all’Alfredo di Stefano con la difesa a tre? Già Antonio Conte era caduto nel tranello pur disputando la miglior partita della stagione, questa volta anche Koeman ha ripetuto l’errore. Il Barcellona che ha iniziato la sfida sembrava marcata da un tocco di amara sofferenza: lenta, macchinosa e squilibrata. Gran parte della colpa è della difesa, troppo statica e incapace di marcare a dovere le folate di Vinicius e di Benzema. Morale della favola: primo tempo chiuso sotto di due gol. Poi, la ripresa, in tutti i sensi. Il genio della sregolatezza Koeman è tornato alla linea a quattro e finalmente per lui la squadra ha svoltato: il Real Madrid è stato messo sotto pressione sin dai primi minuti e il gol di Mingueza ha parzialmente riaperto i conti, dando quel pizzico di speranza per l’attacco disperato finale. Nel mezzo, le folate di Messi e il miracolo di Courtois sulla percussione in solitaria dell’instancabile Jordi Alba. Se dovessimo commentare solo il secondo tempo tanto rammarico dovremmo attribuire al Barca. La traversa finale del giovane Moriba ha surriscaldato i rimpianti per ciò che non è stato fatto, ma il problema è il resto della gara. Sicuri che lo sperimentale 3-5-2 contiano sia ciò che serve ai blaugrana? Forse con le squadre basse in classifica, di sicuro non con il Real. Oggi Koeman avrebbe potuto anche vincere, ma gli errori si pagano. Soprattutto quando regali il primo tempo al Real Madrid. Ecco, dunque, la pioggia che cade, accanto all’oro della gloria che colora di grandezza lo scudo di Zidane, il quale per l’ennesima volta sente l’aria ammaliante di quel titolo che ora dopo ora si avvicina sempre di più alla parte bianca della metropoli madridista.