Napoli, l’addio di Kvara può far sorridere Conte: adesso ha l’alibi per la non vittoria dello scudetto

di Matteo Salvetti

Come affermavano i vecchi saggi, è nei momenti difficili che nascono le opportunità. Frase sentita e risentita, utile però per “risollevare” lo stato d’animo affranto di Antonio Conte, reduce da un mercato di gennaio che più che di riparazione è sembrato di autodistruzione. Perché se il Napoli ha dovuto acconsentire alla cessione di Kvaratskhelia al Psg, quel ricavato di 70 milioni piombato all’improvviso nelle casse di De Laurentiis non è stato sfruttato al meglio, forse per il poco tempo a disposizione, più probabile per la mancata programmazione. La storia del calciomercato insegna infatti che in questi casi la prima regola diventa quella di assicurarsi il sostituto, poi viene il resto. Purtroppo per il Napoli, il caso Osimhen non è bastato dal momento che anche oggi il più importante passaggio è stato saltato: così si spiegano i no incassati per Garnacho (il Man Utd voleva evitare un McTominay bis), Adeyemi e Saint Maximin, con la tiepida consolazione di Okafor (piano D) che si è rivelata il prodotto di un mercato gestito all’insegna dell’improvvisazione.

E alla fine chi ci rimette è sempre l’allenatore. Antonio Conte è rimasto con un pugno di mosche in mano, condottiero di un Napoli meritatamente in vetta alla classifica e principale candidata alla vittoria del titolo.Inutile nascondersi, i partenopei non giocando competizioni europee hanno il vantaggio di preparare ogni gara in modo perfetto, lavorando duro in settimana, questione che Conte conosce benissimo. Proprio per questo il suo gennaio è stato estenuante; bastava osservarlo in conferenza stampa, tra una frase e l’altra, con i suoi classici messaggi piccanti e il terrore di vedere interrotta la sua striscia di vittorie, come avvenuto a Roma. Insomma, Antonio non è un uomo felice e ci sono validi motivi per sostenere che a breve getterà la maschera e rivelerà il suo vero volto. Un po’ come ai tempi dell’Inter, quando minacciò di andarsene se Lukaku non fosse arrivato a Milano. Adesso la storia è diversa, il suo Romelu è a Napoli e il suo Napoli è in vetta alla classifica. Subito dietro (potenzialmente a pari punti) sta però l’Inter, squadra da lui stesso abbandonata perché non credeva nel progetto di rinascita del club. La lotta è dunque sportiva e di orgoglio personale, motivo per cui, conoscendo Conte, diventa quasi necessario crearsi un alibi in caso di non vittoria del campionato. E chissà mai, salvo sorprese, che quell’alibi non possa essere il mancato sostituto di Kvaratskhelia?

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