Più caparbio dei Medici e più intellettuale di Dante. Il gol di Milenkovic al 98esimo minuto è un urlo liberatorio dalla triste galleria dell’orrore alla quale la Fiorentina sembrava condannata. Alla fine di un’estenuante battaglia il serbo ha rimesso (parzialmente) le cose a posto, salvando la viola da una sconfitta immeritata e lasciando il Genoa a meno tre punti. Uno scontro salvezza giocato sul confine della paura, tra l’incudine e il martello per citare un capitolo di un famoso videogioco. Prandelli ha avuto il coraggio di rischiare sin dall’inizio: solito 4-3-3 offensivo, poggiato sul possesso palla dei quattro difensori e sul palleggio di Amrabat, salito in cattedra solo nel secondo tempo. Il suo collega Maran ha provato ad attuare invece una mini-rivoluzione, con il passaggio dalla difesa a tre a quella a quattro, spostando Masiello nel ruolo di terzino e cercando di coprire maggiormente la parte centrale del campo.
Rallentare il ritmo gara e giocare sugli errori dell’avversario. Questa la tesi calcistica genoana, che nella prima frazione di gioco paga in modo grandioso, costringendo i centrocampisti viola ad uno sterile fraseggio, utile solo a vincere la statistica del possesso palla. In effetti, grandi occasioni non ce ne sono state: da una punizione innocua è arrivata una semplice respinta di Marchetti e da un errore in impostazione della retroguardia toscana è partita l’unica occasione per il Genoa, finita tra le mani di un attento Dragowski. Lo squillo che poteva indirizzare la partita a favore della Fiorentina lo ha avuto Vlahovic, il quale non è stato in grado di indirizzare la palla in rete su un’uscita scellerata di Marchetti. Sarebbe stato un vantaggio importantissimo, perché il primo tempo stava per scadere e il Genoa iniziava già a traballare.
I limiti tecnici degli ospiti sono venuti fuori nella ripresa, precisi come gli attacchi navali dell’Inghilterra di metà Seicento. Gli uomini di Prandelli però non sono stati in grado di sfruttarli, anzi, hanno sprecato troppo sotto porta. Dusan Vlahovic, autore tra l’altro di una pessima partita, si è permesso persino di calciare addosso a Bonaventura in area di rigore facendo andare su tutte le furie il suo allenatore. Poi, come se non bastasse, lo stesso attaccante serbo non ha sfruttato a dovere un cross al bacio di Biraghi, che ha corso ininterrottamente sulla fascia dall’inizio alla fine della partita.
Se poi ci si mette pure il Var è inutile stare a ragionare. Sì, perché non appena la Viola si è portata in vantaggio grazie ad un gol di Bonaventura, l’arbitro Doveri è andato a rivedere l’azione al monitor e ha notato un fallo dello stesso ex attaccante del Milan sulla trequarti ai danni di Ghiglione. Tra le proteste di Prandelli e i replay del presunto contatto si vede chiaramente come il calciatore genoano si lasci cadere a terra alla minima trattenuta . Il direttore di gara ha usato il metodo all’italiana, in Inghilterra non sarebbe mai stato fischiato un fallo come questo. Se dovessimo trovare l’ago nel pagliaio, o meglio, la scintilla che ha scatenato al Franchi l’inferno calcistico potremmo sintetizzare il tutto con un semplice slogan: i cambi di Prandelli. A dieci minuti dalla fine (che poi saranno 20 visto l’enorme recupero) con un Genoa sotto pressione e una Fiorentina arrembante, il tecnico viola ha rischiato il tutto per tutto, inserendo in campo tre forze fresche dal calibro di Borja Valero, Cutrone e Eysseric. Ad abbandonare la scena sono stati invece Ribery, Vlahovic e Callejon. Una scelta rischiosa, perché dall’altra parte Maran ha provato a vincere gettando nella mischia l’ex Juve Pjaca. Per poco non è riuscito a portare a casa l’intera posta, perché proprio dai piedi del croato è arrivato il gol che ha sbloccato la partita. Sembrava la fine del mondo per Prandelli e i suoi, ma forse da quel momento qualcosa è cambiato. Dopo la super parata di Dragowski su Destro (sarebbe stato lo 0-2) la Fiorentina ha messo la testa fuori dalla tana, ha acceso l’orgoglio che sembrava sparito e al 98esimo minuto è riuscita a mettere in rete una palla che sembrava stregata.
Che il gol di Milenkovic sia quello in grado di far svoltare la stagione non possiamo di certo saperlo, ma dalle ultime uscite la Fiorentina ha acquistato qualcosa in più soprattutto nel controllo del gioco. Prandelli ha dato un’impostazione alla squadra come ai vecchi tempi. E’ passato alla difesa a quattro e sta cercando di concentrare la manovra su Vlahovic, purtroppo per la Viola unica nota negativa del match, nonostante l’impegno. La strada è ancora lunga e la stagione promette sofferenze fino alla fine. Intanto però Milenkovic ha salvato la patria toscana. Più caparbio dei Medici e più intellettuale di Dante, a Firenze conta anche questo.