di Matteo Salvetti
“Lume v’è dato a bene e a malizia, e libero voler”: parole dantesche, sicuramente non conosciute da tutti, forse studiate raramente a scuola, eppure universali per comprendere il concetto di vita e libero arbitrio. Parole che provengono direttamente dal XVI canto della Divina Commedia, ambientato nella terza cornice del monte del Purgatorio, zona adibita agli iracondi, i quali accecati dall’ira nella vita terrena vengono ora avvolti da un fumo eterno, denso e soffocante, in attesa di essere salvati. A pronunciare queste parole non è Dante personaggio, e neanche Virgilio, bensì Marco Lombardo, misterioso uomo di corte, virtuoso e saggio, che interrogato dallo stesso Dante sul motivo per cui oggi (all’epoca, s’intende) il mondo è privo di ogni virtù e gravido di malizia risponde che la colpa non è da arrecare al cielo, che detta solo il primo impulso, bensì all’uomo. Se il mondo infatti appare cieco, ingiusto, dominato dalla logica del potere e inquinato da beni materiali che conducono alla rovina, la responsabilità è dell’uomo, che è libero di scegliere per il bene e per il male, prediligendo troppo spesso la seconda strada.
Un messaggio di libertà questo che estrapolato dal Trecento può essere facilmente riportato al mondo d’oggi. In un’epoca, purtroppo, nella quale sembrano essere smarriti i giusti insegnamenti: pensiamo a chi si diverte in giro “ubriacandosi”, oppure a chi considera normale “fumare una canna”, o a chi insulta le forze dell’ordine, profana ogni cosa sacra, prende come modello persone sbagliate, in sintesi vive una vita all’opposto della norma legale. Questione di lume, direbbe Marco Lombardo. Deviato, aggiungiamo noi.
Ecco allora l’auspicio per il nuovo anno: un mondo più sobrio, meritocratico, sano. Dalla politica allo sport, per uscire dalla logica del possesso e ritrovare quella del dono, per consentire all’anima di tornare leggera, libera dall’ansia di tagliare traguardi, propensa a scegliere il lume del bene. Il grido di Dante ci raggiunge e ci spinge a riflettere.