Il Manchester United ha lanciato l’attacco definitivo al Milan. Lo ha fatto nel modo più goffo possibile, sfruttando a dovere un clamoroso autogol dello sfortunato Dawson al 53′ della ripresa, e portandosi di conseguenza al secondo posto in classifica. Un risultato bugiardo per come è maturato: i Red Devils avrebbero potuto dilagare sui resti di un West Ham pietrificato sin dall’arrivo a Old Trafford. Non lo hanno fatto, perché ancora una volta l’imprecisione sotto porta e le stesse trame avvolgenti quanto fini a se stesse hanno avuto la meglio contro la difesa schierata e statica degli Hammers. Ciò nonostante, la banda dell’ex di turno Moyes è uscita dal Teatro dei Sogni senza aver creato neanche una palla gol nitida, lo dimostrano le zero parate effettuate dal giovane portiere Henderson. E chi l’avrebbe mai detto? Ole Gunnar Solskjaer con il suo atteggiamento da vecchio classicista ha scavalcato nuovamente il Leicester e adesso potrà prepararsi per la bolgia infernale di San Siro, valida per la qualificazione ai quarti di finale di Europa League.
Se contro il Milan lo United si trovava decimato viste le assenze pesanti che aveva in ogni reparto, il tecnico norvegese ha recuperato questa sera dal primo minuto Marcus Rashford, schierato in attacco assieme a James e Greenwood. Niente da fare invece per Cavani e De Gea, con quest’ultimo costretto a stare in quarantena dopo il viaggio effettuato in Spagna per la nascita di suo figlio. Formazione quindi obbligata per i Red Devils, che a differenza della sfida di giovedì scorso contro il Milan non hanno sfigurato. Paradossalmente hanno compiuto la partita che avrebbero dovuto fare qualche giorno fa: pressing alto, possesso palla ed equilibrio difensivo. Le occasioni più lampanti sono capitate sui piedi del giovane Greenwood, il quale ha colpito un palo per tempo: nella prima frazione di gioco è stato il super Fabianski a deviare la sua conclusione insidiosissima sul palo, mentre nella ripresa lo stesso portierone polacco è rimasto a guardare osannando gli Dei dell’Olimpo.
Anche Bruno Fernandes è apparso rivitalizzato. Solskjaer lo ha sempre fatto giocare in posizione di trequartista, per sfruttare le sue qualità di palleggiatore e di assist-man: così anche questa sera, nonostante qualche errore di troppo nel forzare alcune giocate per gli inserimenti laterali di Shaw e Wan Bissaka. Proprio dalla parte dell’inglese sono arrivati gli unici veri pericoli creati dal West Ham. Com’è possibile che un giocatore così talentuoso come l’ex Palace si addormenti in fase difensiva almeno due volte a partita? Il Milan ne sia consapevole. Così come la retroguardia dello United, guidata a questo turno dall’insostituibile Maguire e dal compagno di una vita Victor Lindelof: si sono mossi discretamente per arginare la velocità di Antonio e le invenzione di Rice a centrocampo, eppure se attaccati in velocità i due centrali dei Red Devils hanno dimostrato di soffrire in diverse circostanze, così come in fase di impostazione.
Dove invece il Manchester United non soffre è proprio l’attacco. Come abbiamo già detto in precedenza, l’1-0 è stato un risultato assai bugiardo, viste le numerosissime occasioni create. Oltre ai due pali c’è stato pure un altro miracolo di Fabianski questa volta volta su Bruno Fernandes, per non citare tutti i contropiedi falliti da James e compagni. Lo dicono le statistiche: lo United è il secondo miglior attacco della Premier League, 56 gol fatti, dietro soltanto ai cugini del City che ne hanno realizzati 64.
Ragion per cui in vista della sfida di Europa League il consiglio da dare al Milan è quello di non giocare assolutamente per lo 0-0. Perché i Red Devils non verranno a Milano per osservare il Duomo nel suo antico splendore, ma per conquistare San Siro e strappare il pass diretto verso i quarti di finale. I rossoneri sono avvisati: dovranno fare la partita come se la gara di Old Trafford non si fosse neanche giocata. Il Manchester United ha già recuperato Marcus Rashford e contro il West Ham non ha neanche sciupato una sostituzione, segno evidente che le gambe viaggiano a cento all’ora (per dirla alla Morandi), con tanto da dimostrare e poco da difendere. L’esperienza è dalla parte dei Red Devils, che intanto hanno lanciato l’attacco. Nell’attesa dello scontro, i cuori ardono di orgoglio e passione, per una battaglia aristocratica che aspetta solo di essere disputata.