Artistica, pittoresca e unita. La Nazionale Italiana continua a portare avanti la filosofia del bel gioco, seguendo e immortalando la vecchia scuola Ajax e il vero Barcellona di Guardiola. Questa volta a farne le spese sono stati i combattenti polacchi, i quali hanno provato a contenere l’assedio, salvo poi capitolare sotto i colpi degli azzurri. Decisive le reti di Jorginho (su rigore) e Berardi, che regalano una vittoria prestigiosa e vitale per portarsi al primo posto del Girone e per avvicinarsi a grandi falcate alle Final Four di Nations League. E’ stata una partita sudata, da far saltare i nervi, ma alla fine le comunicazioni tra il ct Mancini (in isolamento a causa del Covid) e il suo vice Evani hanno portato i suoi frutti, assieme anche al tandem Vialli-Lombardo, la vecchia classe della Sampdoria che dopo anni si è ricompattata per riportare gli italiani a gioire e a sentirsi portatori di un po’ di sano patriottismo. Ci stanno riuscendo, con il tempo e con la fiducia dell’ambiente.
ITALIA DIMEZZATA:- Un paradosso unico e irripetibile. L’Italia che è scesa in campo contro la Polonia si è contraddistinta sia per freddezza che per tenacia, ma di fatto era dimezzata da infortuni e problematiche varie. Tra i tanti assenti ricordiamo quelli di Chiellini, Bonucci, Immobile, Verratti e gli altri giocatori bloccati dalle Asl locali. Insomma, non una situazione semplice da gestire, ma alla fine Mancini e il suo vice Evani hanno mandato in campo la formazione migliore. Solito 4-3-3 offensivo, con Bastoni al fianco di Acerbi in difesa e con Locatelli (quinta presenza in nazionale) a guidare il centrocampo assieme a Barella e Jorginho. In attacco spazio invece per Belotti (ottimo nel procurarsi il rigore), accompagnato a dovere da Bernardeschi e Insigne. Gli azzurri partono subito a ritmi forsennati, con un gioco ammaliante sugli esterni, purtroppo non concluso a causa della poca precisione sotto porta. Dopo il gol annullato a Insigne (Belotti ha impedito a Szczesny di tuffarsi), ci pensa l’ingenuo Krychowiak ad atterrare l’attaccante granata in area di rigore. Jorginho si presenta dagli undici metri e non sbaglia. Poi, nel secondo tempo, una timida reazione della Polonia prova a far traballare gli azzurri, ma Bastoni e Acerbi annullano completamente Lewandoski e compagni, permettendo così continui cambi di fronte dai quali arriva anche il raddoppio di Berardi che chiude di fatto i conti.
SERVIVA IL VAR:- Parlare alle spalle degli arbitri è un gioco che trova il suo terreno nei vari bar, però se l’Italia non avesse visto questa sera sarebbero partiti dei processi contro l’arbitro Turpin. Il primo errore grossolano è arrivato nel primo tempo, quando a seguito di un normale contrasto tra Bastoni e Lewandowski, l’attaccante del Bayern rilascia una pesantissima gomitata al nerazzurro; neanche un’ammonizione, nonostante le numerose proteste da parte degli azzurri. Non è stato l’unico episodio che poteva condizionare la partita, perchè nel secondo tempo il centrocampista polacco Goralski si è fatto eleggere come mastino anticulturale, andando ripetutamente a commettere falli (da rosso) su Belotti e compagni. Per fortuna, alla fine Turpin lo ha cacciato fuori per somma di gialli, ma avrebbe dovuto farlo prima vista la pericolosità degli interventi. Ultimo errore della sua partita, il rigore non assegnato all’Italia; siamo al minuto 73′ con Bednarek che para un tiro a botta sicura di Belotti in area di rigore. Il braccio non è attaccato al corpo, ma l’arbitro francese fa finta di niente e lascia proseguire. Per fortuna gli Azzurri hanno trionfato con merito, ma la domanda viene spontanea: perchè non inserire il Var anche in Nations League?
LA RESA DEI CONTI:- Novanta minuti, decisivi come non mai. La prossima sfida dell’Italia è fissata per mercoledì sera sul campo della Bosnia Erzegovina, già retrocessa. Una gara da dentro o fuori, che in caso di vittoria azzurra permetterebbe all’Italia di accedere alle Final Four di Nations League, indipendentemente dal risultato di Polonia-Olanda. Non una partita insormontabile, ma nel calcio nulla può essere dato per scontato. Raggiungere la fase finale del torneo vorrebbe dire coronare un percorso importante e portato avanti seguendo il filone della professionalità e della compattezza. Lo ha fatto capire anche Bonucci, il quale ha parlato di gruppo unito e responsabile, come del resto si è potuto osservare anche contro la Polonia. Una sfida davanti, un traguardo da raggiungere, con la testa libera e con la voglia di tornare grandi. Questa Italia è arte pura, il definitivo salto di qualità è davvero a un passo.