L’Italia chiamò e il popolo rispose presente. Alzi la mano chi, leggendo in rete o sui giornali la sede dell’incontro, non ha ricominciato a sognare come in quella notte magica di luglio 2006, quando proprio sotto il cielo di Berlino si consumò la pagina più bella della storia calcistica italiana. Di tempo ne è passato, gli allora bambini sono diventati adulti, gli allora adulti anziani, c’è chi purtroppo ci ha lasciato e chi invece lascia scendere ancora una lacrima di commozione per quell’incredibile serata. Mancano pochissime ore e l’Italia ritornerà all’Olympiastadion (sabato 29, ore 18.00), in un’epoca completamente stravolta rispetto a circa vent’anni fa ma pur sempre piena di quella voglia di calcio che caratterizza Noi italiani: gli uomini di Luciano Spalletti sono attesi dalla battaglia contro la Svizzera, nazionale che costituisce un vero tabù per gli azzurri se pensiamo alle recenti qualificazioni mondiali.
Tutto questo a breve si azzererà. Trattasi di gara secca nella quale non bisogna lasciarsi strozzare dalle emozioni perché può davvero succedere di tutto, in positivo e in negativo. Una premessa però è doverosa farla: la Svizzera è nettamente inferiore sulla carta rispetto agli Azzurri, purtroppo per noi è invece superiore nel complesso di squadra, qualità che a Donnarumma e compagnia bella manca da un po’ troppo tempo. Gli uomini di Murat Yakin stanno disputando infatti un egregio europeo, che è cominciato con il secco e sonoro 1-3 rifilato all’Ungheria dell’italiano Marco Rossi ed è proseguito con il doppio pareggio ottenuto contro Scozia e Germania (quest’ultimo dovuto al gol segnato in extremis dal tedesco Fullkrug). Tre partite che portano in grembo la straordinaria forza del gruppo svizzero, composto da un blocco esperto – il nerazzurro Sommer, ma anche il leader difensivo Akanji, i centrocampisti Xhaka e Freuler – e da un gruppo di giovani promettenti – su tutti il bolognese Ndoye, già cercato nelle ultime settimane da Inter e Juventus -, tutti ben disposti a remare nella stessa direzione. Le parole di Yann Sommer (“l’atmosfera nel team è eccellente, non vediamo l’ora di giocare questa partita”) vanno proprio verso questa medesima strada, segnale evidente che Murat Yakin ha già disposto la “trappola” per catturare gli Azzurri.
Ecco che allora ritorna in mente un monito lanciato da Spalletti negli scorsi giorni. E’ quello delle famose “bischerate” che l’Italia ha sempre in canna e che a livello difensivo hanno rischiato seriamente di farci eliminare dal torneo se Zaccagni non si fosse inventato quel lampo di genio contro la Croazia e Donnarumma non avesse tenuto in piedi la baracca con le sue parate. L’auspicio è che gli azzurri abbiano saputo apprendere dagli errori passati, perché se così non fosse raggiungere i quarti sarà difficilissimo. Vero è che Spalletti – orientato a riproporre il 4-3-3 con Mancini in difesa al posto di Calafiori – ha tutte le armi a disposizione per lo scacco matto nei confronti degli svizzeri. Quel che è certo però è che l’Italia dovrà essere squadra e saper soffrire compatta con le unghie e con i denti, cosa che fino ad ora si è vista solo in pochissime circostanze.
Matteo Salvetti