Una notte amara, beffarda e sofferta per tutti gli sportivi, soprattutto per i tifosi dell’Inter. Per capire l’importanza di questa finale di Europa League basti pensare al fatto che era da 21 anni che un’italiana non riusciva ad alzarla, anche se all’epoca era la famosa “Coppa Uefa”. La regola che l’Europa League appartenga sempre e solo al Siviglia, invece, ha colpito ancora, nonostante le premesse che ad inizio partita vedevano i nerazzurri un po’ più esperti a certi palcoscenici, almeno nei nomi della rosa. Poco importa, gli spagnoli hanno trionfato per la sesta volta su sei e Antonio Conte dovrà riprendersi l’Inter sotto il piano psicologico, nonostante una buona prestazione. A pesare sul groppone di allenatore e staff tecnico è lo sfortunato autogol di Lukaku, determinante per il vantaggio andaluso e per poter “addormentare” la partita, lo stile degli spagnoli, che per le perdite di tempo sono assai famosi. Che sarebbe stata una sfida ad altissima tensione lo potevamo immaginare; si è capito sin dai primi minuti, con il pressing asfissiante degli uomini di Lopetegui e i contropiedi dell’Inter, che hanno portato a creare occasioni da gol, come il vantaggio segnato dallo stesso Romelu su calcio di rigore. Sembrava già il tempo di festeggiare, ma in campo europeo è vietato abbassare la guardia e l’intero riassunto della finale 2020 è la classica legge del gol, l’Inter che con il cuore prova ad attaccare ed il Siviglia che sfrutta a dovere le proprie occasioni, aiutata dalla fortuna, se mai gli fosse mancata.
Per stilare la classifica degli “up and down“, questa volta, occorre fare un’analisi lucida sulla situazione, come faceva Napoleone Bonaparte ai tempi del Primo Impero francese. Tra gli up ci sentiamo di inserire Diego Godin, sorpreso sul pareggio del Siviglia, ma unico guerriero in campo, basti osservare la voglia messa sul gol del 2-2. I suoi compagni di difesa, invece, ci sono sembrati assenti e mai dentro la partita, complice anche un modulo forse non idoneo a gare come queste. A proposito, sarebbe da chiedere a Conte il motivo per cui non riesce mai a cambiare assetto a gara in corso, rimanendo ancorato al suo amato, ma spesso deleterio, 3-5-2. Sarebbe una domanda da proporre, forse un po’ beffarda, come la prestazione di Romelu Lukaku, più croce che delizia, visto che dal suo sfortunato tocco arriva la sentenza che condanna l’Inter. A centrocampo, considerando le difficoltà del caso, Marcelo Brozovic si è fatto spesso trovare disattento, mentre Barella e Gagliardini hanno provato a lottare, ma sono stati surclassati dalla qualità di Banega e Fernando. Sul capitolo Lautaro ci chiediamo dove sia stato per tutto il tempo della partita, perchè francamente non lo abbiamo visto.
Una gara, dicevamo, che lascia tanto amaro in bocca. Eppure non è la prima volta che succede, anche se il destino può sorridere ai nerazzurri, nonostante la sconfitta. Nel maggio 2016 a leccarsi le ferite, infatti, fu il Liverpool dell’allora nuovo allenatore Klopp, che riuscì a disputare un’ottima Europa League, salvo perderla in finale proprio con il Siviglia. Da quel momento in poi partì la straordinaria cavalcata dei Reds, i quali hanno cominciato a scrivere la storia, ritornando ai vertici del calcio mondiale con una Champions League, un titolo di campioni del mondo e una Premier League dominata dall’inizio alla fine. Un po’ quello che vorrebbe provare a fare l’Inter, perchè cambiano le circostanze, ma non l’obiettivo. La sensazione è che se Zhang riuscirà a trovare un compromesso con Antonio Conte, i nerazzurri torneranno ancora di più ad essere protagonisti, in Italia e non solo. Dare tempo al tempo diceva un famoso detto, l’Inter è sulla buona strada, basta chiedere agli amici che risiedono in quel di Liverpool.