“Uno, due, tre alza il volume nella testa è qui dentro la mia festa“, recita così l’ultima hit musicale di Elodie intitolata “Bagno a mezzanotte”. Nessun richiamo è più azzeccato per descrivere la splendida partita che si è disputata a Stamford Bridge tra Chelsea e Arsenal: un’epopea gigantesca che vale l’intera stagione di ambedue le formazioni, in una notte nella quale gli stessi spettatori presenti sugli spalti si sono prima abbracciati, poi arrabbiati e infine, dipende dai punti di vista, straziati. Onore all’Arsenal dei giovanissimi di Arteta, totalmente spavaldi nell’affrontare uno dei derby londinesi più caldi per storia e tradizione. Hanno vinto 4-2 in trasferta con merito, ma tralasciando il risultato finale è l’intera Premier League ad uscirne ancora una volta da sovrana, perché non è stata una partita, bensì una lucida battaglia, giocata in velocità e con l’intensità giusta per stravolgere da un momento all’altro gli equilibri maturati sul campo.
Osservando le formazioni, non appena è giunta la notizia della titolarità di Lukaku ci saremmo aspettati una gara diversa, sicuramente più tattica. Invece il belga, che ancora una volta ha praticato un calcio scadente, è stato inglobato nell’adrenalina del match e non si è mai visto, se non in una timida conclusione finita fuori di parecchio dalla porta di Ramsdale. Qui il primo grande errore di Tuchel, che ha giocato per il pari sottovalutando le difficoltà difensive della sua squadra: Thiago Silva tenuto a riposo per Christensen, Sarr al posto dell’infortunato Rudiger e James a tappare i buchi che sovente si venivano a creare. L’Arsenal, e probabilmente Arteta se lo sentiva dentro, ha organizzato la gara sulla pressione e sulla velocità dei suoi esterni offensivi, Saka da una parte e Nketiah dall’altra, sontuosi e decisivi. L’aggressività con il quale quest’ultimo ha strappato la palla a Christensen portando avanti i suoi ne è la dimostrazione: beffato Mendy, la serata prometteva scintille.
Così è stato. Perché in Premier le difese non esistono. Il Chelsea, leggermente risentito, pareggia i conti con Timo Werner al 17esimo per poi tornare nuovamente sotto dopo soli dieci minuti di gioco: questa volta i meriti vanno a Saka, che organizza l’azione passando la palla a Odegaard il quale vede l’arrivo di Smith Rowe, mattatore nel posizionare la palla all’angolino sinistro di Mendy. 1-2 Arsenal e palla nuovamente al centro. Che i Blues abbiano problemi di ben altro tipo fuori dal campo è ormai assodato, vedere un tracollo del genere però è assai fuorviante per i campioni del mondo. Perché dopo il 2-2 di Azpilicueta alla mezz’ora del primo tempo c’erano tutti i presupposti per una rimonta che invece non è arrivata.
Sì, perchè il secondo tempo se da una parte ha mantenuto la stessa intensità del primo, dall’altra ha incoronato Imperatore di Londra Mikel Arteta. Il suo collega Tuchel è andato in confusione totale, e lo si è capito quando ha inserito Thiago Silva al posto di Christensen per rimediare ad un errore di scelta commesso a inizio partita. Arteta invece ha giocato come l’Inter di Inzaghi all’Allianz Stadium, di contropiede. E chissà che una vittoria del genere non possa rilanciare definitivamente l’Arsenal alla conquista del quarto posto?
Inutile negarlo: la doppietta di Nketiah al 57esimo è stata sicuramente importante, ma il momento clou della serata avviene sul finale, quando Saka da mestierante si guadagna un calcio di rigore (dubbio) sfruttando una leggera trattenuta di Azpilicueta in area di rigore. L’arbitro Mosse non ci ha pensato un secondo, regalando di fatto al giovanotto inglese la possibilità di mettersi alle spalle il penalty fallito nella finale di Euro2020. Saka si è preso la palla, ha guardato la sua curva e ha spiazzato Mendy. 2-4, partita in ghiaccio e piccola “rivincita” conquistata per un ragazzo che in quella notte d’estate non avrebbe dovuto fare la cavia come invece è stato costretto a fare.
L’Arsenal dunque trionfa e lo fa con merito. Chiamatelo show oppure sogno europeo, non fa molta differenza. La differenza semmai la fa la classifica, che adesso proietta i Gunners alla pari del Tottenham quarto, con un derby rovente contro gli Spurs ancora da disputare. Sabato intanto arriverà lo United all’Emirates, e vedendo l’andazzo dei Red Devils l’Arsenal potrà infligger loro il colpo di grazia. Poi altre finali, tutte delicate e da vivere fino in fondo con quella spavalderia che ha reso Saka e i suoi compagni vivi piuttosto che sopravvissuti. E’ il bello della Premier, dove tutto sembra finito in realtà è solo l’inizio.