E’ la notte degli eroi. C’è chi festeggia ringraziando il destino e chi invece rovescia i pugni a terra maledicendolo (quel) destino. Così gli umori di Liverpool e Chelsea, che nonostante il risultato finale nella lotteria dei rigori hanno dato la vita in campo, gettando il cuore oltre l’ostacolo, con quel pathos adrenalinico e ammaliante che solo l’isola britannica può trasmettere. L’hanno vinta i Reds sotto le istruzioni di Jurgen Klopp, proprio colui che veniva da tre cocenti sconfitte a Wembley: ieri ha trionfato assieme ai suoi ragazzi, riportando ad Anfield una coppa che mancava da dieci lunghi anni. Non si tratta di una Premier League e neanche di una Fa Cup, però la festa è stata giustamente celebrata. Il tutto in uno scenario politico decisamente svilente: per fortuna ci ha pensato Wembley con le sue bandiere ucraine a non dimenticare il calvario che in queste ore stanno vivendo a Kiev e nei dintorni cittadini innocenti come noi. E la preghiera laica del football “You’ll never walk alone” cantata dalla Kop a squarciagola all’inizio e alla fine della partita per omaggiare la pace e sognare la speranza è stata ancora più commovente.
Così come la partita. Più di 120′ di fuoco, a ritmo forsennato. Solo gli eroi potevano regalare un tardo pomeriggio del genere, di fronte a tutti i ragazzini delle scuole calcio che sognano un giorno di calcare, chissà, quel tanto celebrato manto erboso. E’ stata la sfida tra due allenatori completamente differenti: Klopp è sempre il solito maniaco dell’attacco, un visionario del tempo conquistato visto che la sua squadra trasforma l’azione difensiva in offensiva in circa tre secondi, mentre Tuchel si è giocato le sue carte con il forte pressing in fase di non possesso, manovra che ha disturbato la retroguardia del Liverpool soprattutto nei minuti iniziali del match.
Se vogliamo però imboccare per qualche istante il tunnel dei supereroi occorre citare due colossi nello specifico. Il primo è senza ombra di dubbio Virgil Van Dijk, al momento il centrale più forte al mondo. Vederlo in campo dal vero è emozionante, soprattutto per la sua capacità di leggere l’azione in anticipo rispetto agli altri, come dimostrano le chiusure puntuali ai danni di Mount, Werner e Lukaku: solo in un’occasione il belga poteva ingannarlo, ma si è superato Kelleher con un riflesso importante. Per il resto gara gestita con una tranquillità disarmante, basta osservare il suo compagno di reparto Matip che quando gioca con lui si trasforma, mentre nelle altre circostanze non riesce quasi mai a fare la differenza. Van Dijk è fondamentale per Klopp anche per rafforzare le corse di Alexander Arnold, che ama accentrarsi tra le linee e andare sovente alla conclusione in porta. Bene, quando però il terzino inglese non riesce a tornare son dolori, se non ci mette la gamba il fenomeno olandese.
Ma se la partita al 120esimo è terminata 0-0 (un caso viste le enormi occasioni create) il merito è soprattutto di Mendy, secondo eroe della serata. Nella scala dei migliori portieri al mondo ritengo che il primo posto debba essere attribuito a Courtois, ma subito dietro non può non esserci il senegalese. Fresco vincitore della Coppa d’Africa e del Mondiale per Club, Mendy ha effettuato almeno quattro miracoli. Soffermiamoci sui primi due, i più belli: fase della partita favorevole al Liverpool, che attacca con tanti uomini e permette a Keita dal limite dell’area di caricare un destro potentissimo all’angolino destro. Mendy si oppone con un riflesso assurdo e, sulla ribattuta a botta sicura di Manè riesce da terra ad alzare quel tanto che basta la spalla per deviare la palla in calcio d’angolo. Da quel momento si è galvanizzato, sfidando le leggi della fisica e ripetendosi nella ripresa pure su un colpo di testa insidioso di Van Dijk.
Ma si sa, spesso gli eroi affrontano il viaggio soltanto a metà. Perchè quando Tuchel al 118esimo minuto ha fatto entrare Kepa la strategia era chiara: fuori il migliore in campo, dentro il “para-rigori”, per innervosire l’avversario e conquistare la Coppa. Così non è stato, e il finale è da film. La lotteria infinita, per rendere l’idea. Ventuno marcatori diversi, tutti spietati, tranne il povero Kepa, che come il suo connazionale De Gea contro il Villareal ha calciato la palla alle stelle e ha permesso al Liverpool di festeggiare. L’eroe dei turni precedenti e della Supercoppa Europea che si è fatto uomo.
Dovrà rialzarsi in fretta, dimenticando quel momento. Non sarà facile per un ragazzo che a Londra ha subito più critiche che complimenti, pur avendo vinto un trofeo con Sarri e aver permesso al Chelsea di accedere alla finale del Mondiale per club con almeno due parate importanti. Forse il campionato inglese non fa per lui, e ora incasserà le critiche, ma si è eroi quando si riesce a superare le proprie limitazioni personali, nel bene e nel male. Una notte a due facce, con il Liverpool che festeggia e il Chelsea che riflette, ma anche con una certezza: aver dimostrato ancora una volta che la Premier League è il campionato più affascinante al mondo. Il quesito resterà comunque fissato nella mente. Perché, nella notte degli eroi, siamo invincibili o umani?