Quando si affrontano Everton e Tottenham la placida notte si trasforma in una funambolica bolgia infernale. Anche a questo turno, dopo il 5-4 in Fa Cup dello scorso febbraio, la partita che è venuta fuori a Goodison Park è stata adrenalinica, spigolosa, furente e incerta. L’unica pecca il risultato, un pari (2-2) che condanna entrambe le formazioni: Mourinho fallisce nuovamente le speranze per la qualificazione in Champions (ora a -5 pt), Ancelotti invece si ritrova per l’ennesima volta tra le mani una squadra che va in tilt nel momento in cui deve provare a chiudere i conti. Problemi molti, soluzioni pochissime.
Per capire i rischi a cui sarebbero andati incontro sia l’Everton che il Tottenham basta osservare le due formazioni scese in campo: un’inedita difesa a tre da una parte e dall’altra, non proprio l’idea calcistica dei due mostri in panchina. A pagare il prezzo più alto però è stato Mourinho, il quale nelle ultime tre giornate di Premier League ha incassato ben sette gol, compresa ovviamente la sfida di Goodison Park. La sua squadra è sembrata molle, priva del giusto mordente e incapace totalmente di portare a casa la pagnotta. Male i tre difensori, soprattutto Alderweireld e Reguilòn, così come il centrocampo, un po’ troppo molle e statico. E pensare che la serata si era aperta nel miglior modo possibile: dopo i primi 20′ di studio, con una sola parata di Lloris sul tiro di Richarlison, è salito in cattedra Harry Kane, che ha portato in vantaggio i suoi grazie ad una girata da favola in area di rigore, su assist di Ndombèlè, il più attivo di tutti i compagni.
Che cosa chiedere al Tottenham se non di difendere almeno il vantaggio acquisito? Forse è una domanda un po’ troppo difficile da realizzare, perché gli Spurs ci sono cascati di nuovo. Esattamente come contro il Newcastle si sono fatti ammaliare dal pressing corale dell’Everton, hanno rischiato più di un contropiede e per l’ennesima volta un’ingenuità di Reguilon ha regalato il calcio di rigore che ha permesso ai Toffees di trovare il gol del pareggio. A presentarsi dagli undici metri il solito Sigurdsson, migliore dei suoi, davanti all’intramontabile Richarlison che poteva essere il possibile uomo assist se solo James Rodriguez non si fosse fatto ipnotizzare pochi istanti dopo da Lloris.
Il primo tempo si è concluso sul punteggio di 1-1, ma è stato nella ripresa che sono venuti fuori i limiti del Tottenham e di Mourinho. Sì, perchè quando Ancelotti ha inserito il terzino irlandese Coleman, uno che sa attaccare bene la profondità alle spalle dei difensori, al posto di Iwobi, l’Everton ha cambiato passo, e si è portato nuovamente in vantaggio grazie ad un eurogol di Sigurdsson, che ha potuto segnare così la sua doppietta personale. Sembrava finita, ma le vecchie pellacce non mollano mai. E il Tootenham, diversamente da quanto si possa pensare, pur nelle infinite difficoltà ha provato comunque a tirare fuori un po’ di orgoglio: peccato che sia stato solo il povero Kane a lanciare l’attacco, con il suo secondo gol della serata, un missile all’angolino alto che non ha lasciato scampo all’incolpevole Pickford. Tralasciando l’ottima prestazione dell’attaccante inglese, piccoli strappi si sono visti anche per Son, non proprio nella sua veste migliore quando deve provare ad attaccare una difesa chiusa.
Ormai è certo: Mourinho ha perso quel suo tocco “Special”. Non che stia buttando via una stagione, anche perché c’è sempre la finale di League Cup contro il City di Guardiola il prossimo 25 aprile. Ciò nonostante, quella sua capacità di leggere le partite si sta sfaldando come la sua squadra. Un esempio? L‘occasione sprecata dall’Everton sul finale del secondo tempo: il nuovo entrato King colpisce in pieno LLoris e sulla ribattuta del portiere francese l’attaccante Richarlison apre l’interno destro e spara la palla nelle tribune deserte. Sarebbe stato il gol del 3-2, che voleva dire vittoria in sacco e colpo letale inflitto all’avversario. Mourinho si è salvato, la sua squadra anziché mostrare progressi sembra quasi essere risucchiata in un limbo che ha da una parte l’etichetta di perdente e dall’altra quella di incompiuto. La solita storia dei tifosi di Chelsea e Arsenal che si fanno beffe di quelli del Tottenham, prendendoli in giro per i mancati trofei alzati in tutti questi anni. Anche questo pesa sul povero Mou. Che deve tornare Special, se davvero vuole salvare la stagione e, di conseguenza, anche la panchina.