Adesso arriva il bello. Perché tutto ciò che di grande è stato fatto finora potrà divenire celebre nell’arco di una decina di giorni o cadere sotto il velo della disgrazia. L’Italia di Roberto Mancini è chiamata alle armi, per dimostrare di essersi rialzata una volta per tutte da quella fatidica notte di San Siro contro la Svezia, dove gli italiani persero la propria dignità oltre al Mondiale; adesso è un’altra storia, passionale e stravagante, con un gruppo unito e compatto che si prepara nell’arco di poche ore ad affrontare agli ottavi di finale l’Austria, nel palcoscenico mondiale di Wembley.
Sfida che all’apparenza non dovrebbe portare grandissimi problemi, ma all’atto pratico partite come queste possono riservare pesanti grattacapi con il passare dei minuti. L’Austria guidata dal tedesco Foda nelle tre gare del girone contro Macedonia, Olanda e Ucraina ha mostrato in campo un ottimo equilibrio, capace di soccombere parzialmente alle diverse lacune tecniche mostrate soprattutto in fase offensiva. Guidati dall’eterno Alaba (prossimo giocatore del Real Madrid), il nucleo austriaco è composto maggiormente da calciatori provenienti dal campionato tedesco: Hinteregger (Eintracht), Lainer (Borussia Monchenglabach), Schlager (Wolfsburg), Sabitzer (Lipsia), Baumgartner (Hoffenheim), con le uniche eccezioni di Arnautovic, Dragovic e del portiere Bachmann, estremo difensore del Watford.
L’Italia del Mancio si troverà davanti un blocco di Bundesliga che avrà un unico obiettivo: innervosire l’avversario rimanendo compatto dietro la linea della palla e pronto a sfruttare quei due o tre contropiedi che solitamente gli azzurri concedono. Sicuramente Mancini starà preparando la gara nel miglior modo possibile, cercando di evitare i tempi supplementari visto che giocare ogni tre o quattro giorni comporta enormi sovraccarichi dal punto di vista muscolare soprattutto per chi scende in campo. E allora spazio al solito tridente offensivo (Berardi-Immobile-Insigne) e alla qualità di Verratti che sembra in vantaggio su Locatelli. In difesa, visto il forfait prolungato di Chiellini, toccherà ad Acerbi insieme a Bonucci.
Così dunque la strada verso la marcia della gloria. Il sogno azzurro è partito già da un po’, addirittura gli “autogol” assieme ad Arisa e Ludwig hanno creato una hit per sostenere la squadra: c’è tanta voglia di festeggiare, di abbracciarsi e di volersi bene, considerando anche il contorno che stiamo vivendo. Ma un consiglio efficace è quello di non sognare ad occhi aperti, visto e considerato che spesso e volentieri i sogni possono diventare pesanti ossessioni, catene dalle quali è difficile divincolarsi. Subentra allora la sfortuna e molto spesso la delusione, che sull’onda dell’entusiasmo pesa come un macigno. Un po’ quello che ha fatto intendere Mancini in tutti questi mesi, contano i fatti e non le parole, soprattutto quando giochi un Europeo.
Benvenuti quindi nella Valle Perigliosa. Per gli amanti dell’epica, è quella che imprigiona nei grandi racconti leggendari la figura Alessandro Magno e i suoi cavalieri. Uno spazio chiuso dal quale è possibile uscire solo ad una condizione: un guerriero della squadra deve sacrificarsi per il gruppo e rimanere imprigionato per sempre nella valle, gli altri potranno fuggire. Alessandro si propose e tra mille peripezie con il suo sapere riuscì a spezzare l’incantesimo. Così dunque dovranno fare anche gli azzurri, che avranno di fronte una valle altamente preoccupante: nel caso dovessero passare con gli austriaci incontrerebbero la vincente di Belgio-Portogallo, per poi rischiare verosimilmente anche una tra Francia, Croazia e Spagna. Insomma, una valle dalla quale l’unico incantesimo per uscire indenni è quello che conduce alla vittoria. Perché uniti si può. Anche se i sogni è meglio lasciarli nel cassetto.