Non era affatto facile. La condizione fisica dei giocatori, i numerosi viaggi all’interno dell’Europa e la pandemia che dilaga e colpisce hanno aumentato le difficoltà degli azzurri in questa settimana e mezzo. Cadere nel grottesco sarebbe stato semplice, rialzarsi con lo spirito romantico dalle fatiche un po’ meno. La nostra Italia ce l’ha fatta e non ha deluso, anzi ha gettato il cuore davanti l’ostacolo: tre su tre, sempre per 2-0, con un totale di sei reti segnate e zero subite. Roberto Mancini conquistando il terreno lituano ha raggiunto il record di Lippi, frutto di 25 partite di imbattibilità consecutive, convincenti e che lasciano ben sperare per l’imminente arrivo dell’Europeo il prossimo giugno.
Certo, le difficoltà non sono mancate. Persino contro la piccola Lituania, assai modesta e incapace di creare veri pericoli alla nostra Nazionale (solo un tiro salvato da un ottimo Donnarumma). Si sono difesi benissimo, è vero, però l’Italia in fase realizzativa ha regalato più doni del coniglietto pasquale, tanto per rimanere in tema di festività. Il primo tempo è stato troppo brutto per essere vero: il Mancio ha fatto un po’ di turnover, affidando le redini della difesa al terzetto composto da Bastoni-Mancini-Toloi, mentre in attacco spazio a El-Shaarawy e Bernardeschi a supporto del solito Immobile. La manovra offensiva è stata latente e priva della giusta cattiveria vista nelle ultime sfide, così come il fraseggio a centrocampo, che da vera arma vincente si è trasformata per quarantacinque minuti in una “paella” senza qualità. La Lituania ne ha approfittato giocando nel segno della compattezza la solita partita per lo 0-0, esattamente come aveva fatto in Svizzera. E’ stata salvata non solo dal suo portiere Svedkauskas, ma anche dai regali offensivi di El-Shaarawy, uno dei peggiori in campo. Si sono salvati soltanto Pellegrini con due tiri dalla distanza e Emerson Palmieri, il più ispirato del gruppo.
Ispirazione che non è mancata nella ripresa, dove si è presentata un’altra Italia, iscritta però alla “sagra dello sbaglio“. Tra le cinque occasioni fallite da Immobile e gli spunti del nuovo entrato Chiesa al posto di El-Shaarawy, la vera magia l’ha fatta il signore che è presente in panchina: fuori Pellegrini, dentro Sensi. E’ cambiata la partita, con l’Italia che ha lanciato le frecce di Apollo alla Lituania e che è riuscita a passare in vantaggio grazie al centrocampista nerazzurro, il quale da centroarea ha trovato un tiro indirizzato all’angolino, impossibile da prendere per Svedkauskas. Possiamo raccontarlo in modo chiaro ed eloquente: se gli azzurri non hanno dilagato, il merito è soltanto del portiere lituano, il migliore dei suoi per distacco, vero incubo per l’Italia almeno fino al 93esimo minuto. In quel momento, infatti, calcione in pieno ginocchio a Niccolò Barella e conseguente calcio di rigore. Immobile si presenta dagli undici metri e cala il classico 2-0, preziosissimo viste le numerose difficoltà trovate e la scarsa precisione sotto porta.
Nove punti conquistati e primo posto nel gruppo C, valido per le qualificazioni al Mondiale del 2022 in Qatar. La prossima sfida sarà l’Europeo, una competizione nella quale l’Italia potrà dire la sua contro chiunque. Con un’avvertenza: Mancini non cada nella tentazione “difesa a 3”. Purtroppo (o per fortuna) il calcio ha le sue leggi e anche se non sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dicono in modo esplicito che la difesa a 3 in Europa è pari al vuoto cosmico; basta chiedere ai vari Conte e Gasperini, infallibili in Italia ma presi a pallonate quando arrivano in Champions o Europa League. Una tentazione che Mancini dovrà evitare se vorrà avere qualche minima possibilità di alzare il trofeo. Contro la Lituania si è visto il terzetto composto dal nuovo entrato Toloi e dai soliti Bastoni e Mancini: si sono mossi bene, eppure hanno commesso qualche ingenuità di troppo che contro una Nazionale big sarebbe potuta costare caro per una questione di equilibrio in campo.
Pensare all’attuale CT significa ricordare le sue grandi vittorie ai tempi di Inter e Manchester City, così splendide e al cardiopalmo, come le squadre da lui allenate. Rifaccia la stessa cosa con la nostra amata Italia, perché se c’è una cosa che riesce bene al Mancio dalla panchina è scalare la vetta dell’impossibile, anche quando tutto sembra perduto. L’invito è quello di rimanere concentrato sul suo credo, ossia la difesa a 4: altrimenti il tabù colpirà anche lui.