Come volevasi dimostrare. L’Inter esce sconfitta nella sfida cruciale di Champions League contro il Real Madrid e ormeggiata a soli due punti nel girone saluta virtualmente la coppa dalle grandi orecchie per il terzo anno di fila. Una sceneggiata unica che se verrà concretizzata non era riuscita nemmeno a Luciano Spalletti, il quale veniva costantemente criticato per aver “osato” giocarsi tutte le chance di qualificazione all’ultima giornata. Acque passate, navigazioni riprese, con una sfida scintillante che si è disputata allo stadio Alfredo Di Stefano (il Bernabeu è in ristrutturazione) , piena di cambi di fronte e animata da numerose occasioni da gol da una parte e dall’altra. Alla fine a spuntarla sono stati i blancos, che dopo essersi fatti rimontare dalle reti di Lautaro e Perisic infliggono il definitivo e chirurgico 3-2 grazie al nuovo entrato Rodrygo, che assieme a Vinicius ha spaccato la partita e ha regalato una vittoria importantissima al Real Madrid. E così, tra un dire e un fare c’è di mezzo un girone che condanna di fatto i nerazzurri, i quali ancora una volta hanno tentato più volte il suicidio e ci sono riusciti alla perfezione, basta osservare il retropassaggio scellerato di Hakimi che ha regalato a Benzema il primo gol della serata.
LAUTARO ALTA CLASSE:- Il più discusso, il più criticato, ma il più incisivo. La prestazione di Lautaro Martinez è stata letteralmente sontuosa, considerando anche l’assenza del suo compagno e amico Lukaku, che tornerà a disposizione già dal big match di domenica contro l’Atalanta. Sebbene dalle sue parti circolasse un certo Sergio Ramos, battezzato come il più forte centrale al mondo, l’argentino ha avuto la meglio in più occasioni, andando anche a segnare il gol dell’1-2 che ha riportato un po’ a galla i nerazzurri. Alla fine il Karma del Bernabeu ha colpito ancora, manifestatosi come un fantasma, però il Toro tra tutti i suoi compagni è stato quello in grado di lottare con l’ardore di un felino su ogni palla e di far vedere al mondo il suo valore. Un esempio? La spizzata di testa che ha portato al pareggio di Perisic, nato da un suo ottimo movimento che ha di fatto spianato la strada per la giocata vincente del croato.
DIFESA HORROR:- Qui partono i problemi, rappresentati a dovere dalle statistiche. Accomunando Champions League e Serie A l’Inter versione 2020/21 ha subito la bellezza di ben 15 reti in 9 partite. Un bottino impressionante, se si considera che i nerazzurri erano la miglior difesa della passata stagione, superiore anche a quella della Juventus. Che cosa sia successo non lo sappiamo, ma la cessione di Godin rappresenta il vero spartiacque in cui hanno perso praticamente tutti, dal giocatore all’allenatore, passando per la figura di Marotta. Come diceva il pirata inglese Henry Every il nostro destino è la scoperta, ebbene, quello dell’Inter coincide inevitabilmente nel subire una media di due gol a partita, decisamente troppi se si vuole puntare in alto. Anche contro il Real Madrid i limiti della retroguardia nerazzurra sono venuti fuori; lenti, macchinosi e inadatti a difendere a tre. Il primo gol è nato da un retropassaggio di Hakimi, motivato dal fatto che nessuno dei suoi compagni era riuscito a liberarsi dal pressing classico delle squadre di Zidane; e allora, palla corta ad Handanovic che viene anticipato dal furbo Benzema, infallibile sotto porta. Poi, le marcature in area di rigore, totalmente dimenticate da Conte; calcio d’angolo per il Real, stacco di Sergio Ramos e raddoppio per le merengues. Infine, come se non bastasse, l’Inter si è permessa di subire la terza imbucata in contropiede, attaccando in massa e lasciando sguarnita la propria area di rigore. Rodrygo ne ha approfittato, ha fulminato Handanovic sotto l’incrocio e ha fatto godere la sua squadra in una notte che poteva essere assai tormentata.
CONTE IL COLPEVOLE:- In questa Inter c’è tanto di Conte. Sì, ma in negativo. Non riuscire a capire che la sua squadra non è più in grado di giocare sempre e solo con il suo amatissimo 3-5-2 è un errore da matita rossa. Perché anche contro il Real Madrid, come del resto accade quasi ogni domenica, si è vista la differenza tra un modulo europeo (Zidane) e un modulo provinciale che in Europa fa danni e crea nervosismo. Persino l’Atalanta con il suo gioco sfavillante ne ha presi 5 dal Liverpool. Insomma, riuscire ad adattarsi ai giocatori a disposizione è una virtù e non un limite, ma Conte sembra non averlo ancora capito. Il rammarico sta nei campioni che la rosa nerazzurra possiede e che non vengono sfruttati a dovere. E così Perisic viene fatto sempre girare in mezzo al campo senza un posto fisso. Eriksen letteralmente umiliato in panchina. Sanchez primo panchinaro. Kolarov impiegato come terzo di difesa anziché terzino a tutta fascia. Tante incongruenze che forse vengono fuori da una tregua che si è istituita tra Conte e la dirigenza, perché il tecnico nerazzurro si è completamente trasformato in negativo, mai una dichiarazione delle sue, tanto silenzio e poco carisma. L’Inter però non è la Caienna, è un club prestigioso che può davvero tornare a vincere se sfruttato a dovere. Il primo che dovrà dare spiegazioni sarà lo stesso Conte, perché errare è umano, perseverare è diabolico. E forse gli 11 milioni annui sono stati un vero e proprio azzardo.