Nella scatola cranica di Simone Inzaghi ruota una discreta dose confusione. Le scelte del tecnico piacentino hanno fatto discutere e continueranno a far discutere: anche ieri, al momento della lettura delle formazioni, qualche mugugno di troppo si è sentito, sintomo di una gestione che giorno dopo giorno sta sfuggendo sempre più di mano. Tralasciando il gol di Brozovic (su assist di Barella) al minuto 88 della ripresa, la prestazione dei nerazzurri è stata opaca, a tratti sconcertante, quasi come se fossero affetti da strabismo. Simone Inzaghi si è “salvato” grazie ad Handanovic, per gran lunga il migliore in campo e protagonista assoluto in almeno cinque circostanze. Perché se il Torino ha calciato in porta sette volte, l’Inter solo tre, sintomo di una grande difficoltà e di un meccanismo di gioco che si sta ingolfando in modo inspiegabile.
INZAGHI RESPONSABILE:- Inutile girarci attorno. Se con Conte la squadra teneva ritmi da Premier League, con Inzaghi il passo indietro è notevole. Certo, il presidente Zhang ha smontato quel carro armato vincente pezzo dopo pezzo, ma come mai un club come il Toro può permettersi di venire a San Siro a dominare la partita per più di un’ora? L’Inter ha cominciato a giocare al 70esimo, dopo l’ingresso di Correa e l’uscita di Dzeko, disastroso. A quel punto anche Lautaro ha sciolto la bestia che alberga in lui e la squadra ne ha risentito in positivo. Poi, l’assist di Barella e l’inserimento vincente di Brozovic. Tre punti confusionari, come le idee che offuscano la mente di Inzaghi.
E SAN SIRO INSORGE:- I fischi dei 70mila presenti a San Siro si sono sentiti, eccome. E questa volta sono stati per tutti, escludendo Handanovic. Troppi musi lunghi, scarso sacrificio e mancanza di concentrazione: un esempio è proprio Brozovic, che prima del gol è tornato a sbracciare come quattro anni fa. Un atteggiamento che al Meazza ha sempre suscitato polemiche, perché quando la pentola a pressione insorge diventa difficile contenerla. Per Inzaghi, ma anche per Zhang.