Da una parte il Diavolo, dall’altra la Vecchia Signora. Non era mai successo, eppure c’è sempre una prima volta nella vita: il Milan espugna l’Allianz Stadium di Torino con un secco e rotondo 0-3, conquista il terzo posto in classifica alla pari dell’Atalanta a quota 72 p.t e condanna, anzi umilia, la Juventus. E’ stata la vittoria di Stefano Pioli in persona, un uomo che ha raccolto le macerie nel corso della sua carriera da allenatore e che adesso si merita almeno una serata di gloria, a differenza invece di chi (Agnelli in primis) ha deciso di puntare su un esordiente come Pirlo, affidandogli le chiavi di una panchina bollente che arrivava da nove scudetti consecutivi. Non solo i bianconeri hanno dovuto osservare l’Inter festeggiare in vetta al campionato, adesso rischiano addirittura di perdere definitivamente il treno per la Champions League se non arriveranno almeno al quarto posto. Perché il Milan è sceso in campo con il sudore sulla fronte e con il piede sull’acceleratore, pronta a scavare un solco dal primo all’ultimo minuto, umiliando la peggior Juve di sempre con il bel gioco, quello che a Torino non si vede da un bel po’. Ed è stato giusto così, il risultato non può neanche essere messo in discussione se osserviamo i tre capolavori balistici di Brahim Diaz, Rebic e Tomori.
IL CORAGGIO DI PIOLI:- Una vittoria si costruisce con il coraggio. Quello che ha avuto Stefano Pioli nello scegliere gli undici titolari: fuori sia Leao che Rebic, dentro invece un 4-2-3-1 abbastanza equilibrato, con Brahim Diaz trequartista dietro a Ibrahimovic e il tandem Saelemaekers-Calhanoglu a spingere sulle fasce. Andrea Pirlo invece ha optato per una Juventus timida, lanciando in attacco i soliti Morata e Ronaldo (mai visti in campo) e giocandosi la partita sulla fisicità del centrocampo affidato a Bentancur e Rabiot. Modulo 4-4-2. I primi minuti sono stati equilibrati sia da una parte che dall’altra, con pochissime occasioni da annotare sul taccuino. L’unico giocatore incerto tra le fila dei rossoneri è stato Donnarumma, con tre uscite deleterie che potevano costare caro: in una di queste infatti il portierone della Nazionale Italiana, sugli sviluppi da corner, non ha neanche toccato la palla e per poco Chiellini alle sue spalle non è stato in grado di segnare il gol del vantaggio juventino. Sarebbe stato un discreto contraccolpo per il Milan se non fosse arrivato il diktat di Pioli dalla panchina: attaccare la difesa bianconera e creare superiorità numerica in mezzo al campo. I suoi giocatori sono stati in grado di farlo, facendo precipitare Pirlo nella trappola orchestrata, vista l’eccessiva staticità sia di Bentancur che soprattutto di Rabiot. Ed ecco che negli ultimi minuti della prima frazione di gioco si sono visti solo i rossoneri. Il gol è frutto di un vero e proprio atto di coraggio: punizione dalla trequarti di Calhanoglu, uscita rivedibile di Szczesny, palla che giunge sui piedi di Brahim Diaz, il quale dopo aver vinto un rimpallo con Alex Sandro riesce a trovare l’angolino sinistro grazie ad un perfetto tiro al giro. Vantaggio Milan e squadre a riposo.
LO SPARTIACQUE KESSIE’:– Seconda frazione di gioco che è partita con un miracolo di Donnarumma su incursione in area da parte di Bentancur. Poi l’episodio che avrebbe potuto indirizzare in un modo o nell’altro la partita: percussione centrale del solito Brahim Diaz e fallo di mano netto di Chiellini, con conseguente calcio di rigore per il Milan dopo l’intervento del Var. Kessiè ha avuto la palla per chiudere i conti, ma ha calciato troppo centralmente e a mezza altezza favorendo l’intervento di Szczesny. I critici avrebbero già scritto “gol sbagliato, gol subito”, invece i rossoneri sono stati in grado di considerare l’errore dell’ex centrocampista atalantino come il vero “spartiacque” della partita. O la gloria, o l’Inferno.
LE PERLE DI REBIC E TOMORI:- Forse l’Inferno. Perché al 66′ Ibrahimovic si è accasciato a terra e ha costretto Pioli ad effettuare il primo cambio della serata. Fuori lo svedese e dentro Rebic, il grande assente della partita. Ci ha messo poco per scaldare i motori, frutto anche della mossa di Pirlo, il quale ha levato Rabiot per dare un po’ più di impulso offensivo grazie a Kulusevski. In tutto questo Ronaldo non si mai visto in campo. Chi invece si è fatto vedere al 78′ è proprio Rebic: palla ricevuta a 25 metri dalla porta e piattone imparabile per Szczesny. 0-2 Milan. Il colpo del k.o. per la Juve si è fatto sentire inevitabilmente, a tal punto che Pirlo ha pensato di rischiare il tutto per tutto inserendo in una sorta di tridente offensivo niente di meno che Dybala al posto di Chiesa. Peccato però che al minuto 82 è arrivato il terzo gol del Milan. A segnarlo Tomori con un colpo di testa imperioso, proprio lui che assieme a Kjaer era stato il migliore in campo sin dal primo minuto, bloccando addirittura le incertezze mostrate da Donnarumma in uscita.
JUVENTUS IMMOBILE:- Per capire l’immobilità della Juventus in tutto l’arco della partita basta considerare un semplice fattore: dopo il gol di Tomori, la squadra bianconera si è riversata all’attacco (con un tiro al lato di Dybala) solo perché un eventuale gol vista la vittoria per 1-3 a San Siro avrebbe permesso a Pirlo e ai suoi, in caso di arrivo con il Milan a parità di punti, di considerare la differenza reti. Ecco dunque che la pessima Juve si è intravista solo sul finale, sotto gli sguardi pietrificati di Agnelli e John Elkann, i quali avranno molto da discutere a partire dal prossimo allenatore. Un altro segnale di immobilità lo ha lanciato invece Ronaldo: è mai sceso in campo il portoghese? Non riesce più neanche a gestire un semplice pallone, va a sbattere continuamente contro le linee difensive e si intestardisce con i compagni quando invece è proprio lui che dovrebbe mettersi a disposizione della squadra. Adesso in casa Juventus serve quasi un miracolo per raggiungere il piazzamento Champions. Con un probabile inconveniente: sabato prossimo arriverà l’Inter dell’ex Conte, già campione d’Italia ma con un forte senso di rivalsa visto che anche per i nerazzurri l’Allianz Stadium è diventato un vero e proprio tabù. Si è ormai aperta la settimana delle polemiche, con l’intermezzo Sassuolo che potrebbe far tornare a sorridere qualcuno. E se arriverà l’Europa League spazio alla rivoluzione torinese.