Una vittoria di corto muso. Anche se Inzaghi non si intende di ippica, ieri l’Inter ha sconfitto meritatamente la Juventus (1-0) con un solo gol di scarto, sulla scia del mantra allegriano, che per anni in Italia ha alzato scudetti in questo modo. Peccato però che l’unico corto muso è quello che appare sul tabellino finale: dietro al goffo autogol di Gatti si nasconde infatti il trattamento riservato dai nerazzurri alla Vecchia Signora, portata a spasso per il campo come una trottola, basta osservare la prestazione di Sommer, che non ha dovuto compiere neanche una parata.
In un San Siro che ha collezionato l’ennesimo sold out in stagione (75547 tifosi) si è consacrato dunque il tramonto del calcio di Allegri. Quella sinergia tra la difesa ad oltranza e il contropiede non esiste più nelle numerose filosofie calcistiche degli ultimi anni. La famosa barricata creata dal tecnico livornese per garantirsi il pareggio e sfruttare, chissà mai, i pochi errori dell’Inter in contropiede si è rivelata un flop disastroso: Vlahovic è sembrato un fantasma in mezzo al campo, surclassato da Acerbi, così come Yldiz, troppo solo nella penuria offensiva della Juventus. L’Inter ha trovato pane per i propri denti e ancora una volta l’intuizione creata da Simone Inzaghi nel piazzare Pavard in attacco ha dato i suoi frutti; il gol è nato infatti da una mezza rovesciata del difensore francese, con la palla che prima di finire in rete è carambolata tra Thuram e Gatti. La prestazione da 8 in pagella disputata dall’ex Bayern Monaco è soltanto la ciliegina sulla torta in una serata perfetta, che poteva essere più rotonda se Szczesny non avesse fermato Barella e Arnautovic.
L’ennesima dimostrazione di come il calcio stia evolvendo. Due anni fa spostare il braccetto difensivo di destra in attacco avrebbe portato Inzaghi di fronte ad un Tribunale, oggi invece gli applausi sono scroscianti. Sembra un po’ come “accogliere una luce il cui bagliore accecante è quello della notte“, in una notte che effettivamente gli interisti non dimenticheranno. Chi dovrà dimenticarsela e seguire un corso di aggiornamento è invece Allegri, perché per vincere i campionati serve sempre quel pizzico di straordinaria follia.