Vince l’incantesimo e si prepara per la magia che lo attende in Europa. Chiamatela pure “insostenibile leggerezza dell’essere”, come cantava Antonello Venditti qualche anno fa, ma quando gioca il Manchester United ogni previsione si arrende all’evidenza, condizionando quel pizzico di stupore che anche senza pubblico viene comunque respirato. L’attaccamento morboso delle grandi occasioni e dei desideri, ma anche certi sprazzi di penuria totale, mancanza di luce e frustrazione profonda. Insomma, i Red Devils ci sono riusciti di nuovo a scalare la teoria delle emozioni, sconfiggendo in rimonta un ottimo Brighton e conquistando tre punti importanti in ottica secondo posto, il miglior piazzamento del club da quando se ne è andato Ferguson. Se i gol di Rashford e di Greenwood hanno accantonato le critiche almeno per qualche ora, adesso arriva l’Europa League, unico vero obiettivo della stagione per il tanto atteso salto di qualità che Solskjaer dovrà effettuare per diventare davvero un grande allenatore.
Anche nella serata pasquale però il tecnico norvegese ha rischiato di rimanere senza neanche un uovo da alzare al cielo. Perché il Brighton del “mago” Potter è arrivato ad Old Trafford lanciando l’incantesimo con il solito gioco ammaliante, ricco di intensità e di quelle trame offensive che come avvenuto in tutta la stagione hanno messo in difficoltà chiunque. Lo United ha cominciato la partita nel peggior modo possibile, agitato come un tamburo di pelle di mulo: frettoloso nei passaggi, distratto negli uno contro uno e slacciato tra centrocampo e attacco. Inguardabile il movimento di Cavani, così come i numerosi errori in impostazione che hanno creato una crepa incolmabile fra Bruno Fernandes e gli altri compagni. Il solito disastro che spesso ha accompagnato la squadra nel Teatro dei Sogni, questa volta ai danni di un Brighton che poteva chiudere il primo tempo sul doppio vantaggio. Il palo colpito da Greenwood avrebbe potuto accendere una spia alla squadra, invece ha consegnato le chiavi al possesso palla degli ospiti e ha costretto i Red Devils ad affannarsi sulla propria trequarti di campo.
Morale della favola: l’ex attaccante di turno, Welbeck, ha colpito a rete dopo una splendida respinta di Henderson e ha portato in vantaggio i suoi. Curioso che sia stato proprio un ragazzo cresciuto calcisticamente in uno dei quartieri più malfamati di Manchester a prendersi questa piccola rivincita, a discapito di tutti quei maestrini che nei campetti di periferia lo avevano accantonato con un secco “non sei all’altezza“. E pensare che il Brighton se solo avesse sfruttato meglio un colpo di testa da parte di Dunk (deviato da Henderson) avrebbe sigillato il risultato e conquistato il magico tempio di Old Trafford.
Non lo ha fatto e come giusto che sia ha pagato a caro prezzo. Nella ripresa infatti anche grazie ai soliti cambi azzeccati da parte di Solskjaer il Manchester United ha alzato il proprio ritmo e il pressing offensivo, mettendo in seria difficoltà la difesa dei Villans. A rimettere le cose a posto ci ha pensato Marcus Rashford, il quale ha perforato il portiere Sanchez con un piazzato rasoterra imparabile. Poco dopo, grazie anche all’ingresso in campo di Van De Beek per il pessimo Cavani, i Red Devils hanno completato l’operazione rimonta con il giovane Greenwood: cross in mezzo da parte di Bruno Fernandes, girata al volo di Pogba e colpo di testa da parte del nuovo Best, come lo chiamano in Inghilterra.
Missione compiuta. Negli ultimi minuti lo United non ha concesso praticamente niente agli avversari, frutto di una maturità acquisita che spesso ha soltanto bisogno di essere lucidata a dovere. Grande rammarico invece per Potter, l’uomo che ha dato un’identità importante al Brighton e che se ne tornerà nel mare del sud con zero punti. Se i Villans potevano mettere in conto una prestazione del genere su un campo comunque difficile nel quale non hanno praticamente mai vinto, lo United ha bisogno di alzare i giri del motore, e in fretta. Perché la squadra dimostra delle lacune fisiche che in Europa si pagano, soprattutto quando le coppe entrano nelle fasi più bollenti. Solskjaer ha sciolto l’incantesimo del Brighton con tantissima fatica e con il solito doppio volto, contro il Granada non basterà. Si prepari a vincere un trofeo, altrimenti l’etichetta di “perdente” comincerà a pesare anche sulla sua testa. E a Manchester sono ormai stufi di rimanere a secco.