Era il 3 novembre del 1985, un pomeriggio piovoso che passò inevitabilmente alla storia. Il San Paolo di Napoli ospitava la delicata sfida contro la Juventus, temibile e forte, ma non imbattibile. I tifosi presenti allo stadio non sapevano che avrebbero assistito ad una lezione di fisica a cielo aperto, perché il genio di Diego Maradona realizzò una punizione a due in area di rigore sfidando l’impossibile, colpendo la palla con una dolce pennellata mancina, scavalcando la barriera avversaria e mettendo la sfera in rete, come un’opera d’arte. I partenopei fecero partire la festa, in un San Paolo gremito. Esattamente 35 anni dopo, quello stadio così caldo si è fatto portatore del ricordo di Diego Maradona in una serata fredda, ventosa ma decisiva per le sorti della stagione azzurra. A tentare l’imitazione del Pibe de Oro ci ha pensato Lorenzo Insigne, il quale ha inaugurato le danze che hanno portato a travolgere una Roma mai scesa in campo. Nella stessa area di rigore di quel pomeriggio storico, questa volta qualche metro più indietro, il numero 24 del Napoli ha portato in vantaggio i suoi con una punizione perfetta, tale da beffare un disattento Mirante. Il resto della partita viene mostrato con pieno merito dal risultato; i ragazzi di Gattuso hanno dominato per tutti i novanta minuti, non concedendo alla Roma neanche un’occasione da gol.
Dopo un primo tempo piuttosto lento e macchinoso in cui le due squadre hanno pensato a difendersi piuttosto che ad attaccare, nella ripresa il ritmo si è leggermente alzato anche grazie al merito dei giallorossi, che nel turbinio totale hanno provato a creare qualcosa in avanti senza riuscirci quasi mai. Infatti, non appena Fonseca ha deciso di cambiare assetto alzando Cristante sulla linea del centrocampo, il Napoli ha insaccato un tris terribile, di quelli che non lasciano scampo alla preda. Prima il sigillo di Fabian Ruiz che si è insaccato all’angolino basso, poi il gol di Mertens dopo un clamoroso errore di Mirante e infine c’è stato spazio anche per Politano, il quale da buon incursore si è inserito nella tela giallorossa e ha segnato il poker, scavalcando anche il portiere.
Vittoria rotonda che non merita spiegazioni. Non ci sono dubbi, gran parte del merito va dato al condottiero del Napoli, Rino Gattuso. Nonostante il duro confronto con la squadra andato in scena al seguito della sconfitta contro il Milan, in una settimana sembra cambiata la mentalità all’interno dello spogliatoio azzurro. Tanta grinta, aiuto reciproco e attenzione ai minimi particolari. Un dominio assoluto, basti pensare che Meret non si è neanche sporcato la casacca per fare una parata. Se il Napoli è questo lotterà fino in fondo per lo scudetto. Un sogno che da lassù sarà sicuramente sponsorizzato da Maradona e che in questa stagione comincia ad essere ipotizzato persino dagli occhi di Insigne, Mertens e Koulibaly. Proprio quest’ultimo si è reso protagonista di una gara sontuosa, assieme al compagno e amico Manolas, anche lui essenziale nell’annullare le poche occasioni create dall’attacco giallorosso, nel segno di una solidità difensiva che nella passata stagione si è sgretolata ma che adesso può e deve essere ritrovata. D’altra parte lo dicono i numeri: il Napoli è a quota 17 punti, a una lunghezza dall’Inter e a -6 dal Milan capolista.
Sull’altro versante, invece, Fonseca ha dovuto fare i conti con un’infermeria piena. Per capire le difficoltà che ruotano attorno all’intera Roma basti pensare che Edin Dzeko, positivo al Covid fino a qualche giorno fa, è stato mandato in campo senza un minimo di condizione fisica, impossibile ovviamente a causa del virus. I problemi però non sono finiti qui: a metà primo tempo il primo a dare forfait è stato Mancini, che si è accasciato a terra e ha provato persino a stringere i denti, salvo poi uscire per lasciar spazio al pessimo Juan Jesus. La stessa sorte è toccata a Veretout, autore tra l’altro di un’ottima partita. Le riserve non hanno aiutato, anzi, è stato proprio con il passare dei minuti che la Roma è andata in confusione e ha rischiato persino di incassare un bottino ancor più pesante. Non è giusto però fare di tutta l’erba un fascio, perché i giallorossi stanno disputando comunque una stagione con i fiocchi. Fonseca è riuscito ad adattarsi ai suoi interpreti, ha il merito di allenare un campione come Pedro e non appena ritroverà il vero Dzeko potrà tornare a far paura come qualche giorno fa. Il problema però sarà quello di lavorare sulla testa dei giocatori, i quali dopo una batosta del genere avranno bisogno di un po’ di adrenalina agonistica, quella che al San Paolo non si è vista.
Non per fare i romantici, eppure dopo il pianto per la morte del miglior giocatore di tutti i tempi, potevamo aspettarci che il Napoli sarebbe sceso in campo con un atteggiamento diverso rispetto a quello di domenica scorsa. Si è mossa un’intera città, con le luci e con i colori che hanno incarnato lo spirito argentino. In un San Paolo deserto, non si è potuto vedere niente di tutto questo, purtroppo. Ma se Insigne realizza per la prima volta nella sua storia un gol su punizione come quello di stasera, forse il buon Diego ha voluto suggerirgli qualcosa.