di Matteo Salvetti
Finisce 1-2 il big match tra Barcellona e Atletico Madrid. A sorridere è, ovviamente, il Cholo Simeone, che dopo novanta minuti di battaglia consuma il delitto perfetto e affossa così un Barcellona che ha giocato meglio ma difeso peggio. Non ci sono altre parole, se non la constatazione che il cholismo sembra aver riacceso la sua antica fiamma: stuzzicato forse da quel gol di Godin al Camp Nou nel 2014, l’Atleti ha rispolverato la sua corazza, quella catena di uomini che difendono uniti, senza paura, aiutandosi a vicenda, soffrendo e alla fine portando a casa la vittoria. Magari in contropiede. Come piace a Simeone.
E’ sembrato davvero un tuffo nel passato. Eppure, dietro al gol di Sørloth c’è tanto Atletico Madrid. Una partita giocata in trincea, nella quale Oblak è stato il migliore in campo con tre interventi decisivi, ma decisivi sono stati anche Gimenez (uscito per infortunio) e Lenglet (curiosamente di proprietà del Barca), per non parlare di De Paul (autore del gol del pareggio) e ovviamente di Sørloth, già giustiziere in passato del Barcellona. La lezione è: uniti, si vince. Messaggio questo che non può piacere agli esteti del calcio, gli amanti del gioco totale, i quali si mangiano le unghie nel momento in cui vedono una partita dell’Atletico Madrid. E’ doveroso però riconoscere due meriti: il primo va al Barcellona, che ha giocato un’ottima partita, resta superiore e meritava quantomeno il pareggio, ma l’altro merito è da attribuire a Simeone, perchè i suoi giocatori non si lasciano scalfire di fronte a niente, vivono per il loro allenatore e per la mentalità trasmessa.
Se allora guardiamo il percorso, la vetta della classifica è meritata. Almeno per il momento. Il sorriso del Cholo, che non aveva mai sconfitto in trasferta il Barca, è quello di un uomo che sa di chiudere l’anno nel miglior modo possibile. L’uomo che ha compiuto il delitto perfetto e ha rivoluzionato, piaccia o non piaccia, il calcio spagnolo.