Il ritorno dello Special One. Non è il titolo di un film, ma il segnale lanciato da Josè Mourinho nel pomeriggio folle dell’Olimpico. Se la sua Roma è riuscita a superare il Lecce con due gol realizzati nei minuti di recupero, parte del merito va anche all’allenatore portoghese, che ha dimostrato ancora una volta di essere il miglior motivatore del campionato italiano. L’ambiente creato dai tifosi giallorossi era splendido, ricco di una voglia di calcio insaziabile che nella capitale vivono da mattina a sera; nonostante il vantaggio segnato da Almqvist al 71′ quella voglia non si è mai spenta, così come ha sottolineato lo stesso Mourinho in conferenza stampa quando si è soffermato sul cuore dei giocatori e sul canto continuo dei tifosi, fondamentale per una rimonta a tratti insperata di questo tipo. Ma la verità è che dietro al gol firmato da Lukaku al 94′ sta tutta la filosofia dello Special One.
4-2-4:- Riavvolgiamo il nastro: il Lecce ha appena segnato il vantaggio ammutolendo parte dell’Olimpico e facendo esultare di gioia il settore ospiti. E’ a quel punto che Mourinho, vedendo la sua squadra con il baricentro basso, decide di giocarsi tutte le proprie carte come ai tempi dell’Inter del Triplate. Fuori dunque Aouar e dentro Azmoun. Nonostante il segnale offensivo però lo Special One non si accontenta ed ecco che dopo l’ammonizione di Ramadani al 77′ decide di togliere El-Shaarawy (fischiato dai tifosi) e Karsdorp (stremato) per inserire Belotti e Zalewski sulla linea di Dybala e Lukaku. Un 4-2-4 puro e totalmente ultra offensivo, sfruttato a dovere dalla rete di Azmoun e dalla splendida azione che ha portato Lukaku a beffare un ottimo Falcone.
IL BACIO A LUKAKU:- Già, Romelu Lukaku. Proprio colui che era stato massacrato dai fischi di San Siro e in apertura di partita aveva fallito il rigore facendoselo parare dal tifoso romanista Falcone. Non sembrava una serata tranquilla per il belga, ma il bellissimo gol segnato al fotofinish è stato come un urlo di liberazione, degno dei più forti gladiatori che popolavano il Colosseo. E quel bacio sul collo dato da Mourinho a Lukaku al termine della partita non sarà come quello di Klimt ma rappresenta la filosofia dello Special One, racchiusa all’interno della semplice e lapidaria frase “non alleno calciatori ma uomini che giocano a calcio“. Uno spot che ha fatto il giro del mondo e che rappresenta un marchio della romanità, basti vedere l’Olimpico in ogni partita, sempre pronto e disposto ad appoggiare la squadra sino all’ultimo secondo.
MIGLIOR MOTIVATORE:- Che piaccia o meno dunque, questo è Jose Mourinho. Scorbutico in alcune circostanze, a tratti strategico, a volte paradossale, spesso strafottente. Il cosiddetto “rumore dei nemici” che nel corso degli anni lo ha condotto a vincere trofei su trofei, creando una simbiosi perfetta con le squadre che ha allenato, ultima proprio la Roma. I giallorossi infatti hanno incarnato ormai lo spirito del loro condottiero non solo nelle coppe, ma anche in campionato. Perché ogni gara è una finale e non deve lasciare strascichi nel cammino, nonostante l’avvio turbolento. Oggi ne abbiamo avuto la riprova, perché Jose Mourinho è e resterà sempre il miglior motivatore della nostra Serie A.