Un incubo che avrà ripercussioni morali per diversi giorni. La Juve è uscita a pezzi da San Siro, non solo per il risultato beffa incassato al 121esimo minuto, quanto piuttosto per una caduta di stile lampante e preoccupante. Il simbolo di questo obbrobrio non può che essere Leonardo Bonucci, con il suo atteggiamento da bullo nei confronti di un dirigente dell’Inter che aveva appena esultato dopo il gol di Alexis Sanchez. Perdere contro i campioni d’Italia non è di certo un peccato, ma come può pensare un calciatore esperto come Leo di attaccare verbalmente e fisicamente un membro della squadra avversaria? Lui, premiato come miglior difensore al Globe Soccer Awards, avrebbe dovuto dare il buon esempio, come ha fatto Chiellini, il vero simbolo di questa Juventus.
Peggio ancora l’atteggiamento dei tifosi. “Agnelli muori“, scrivevano gli ultras nella curva Sud di San Siro, in riferimento alle condanne subite nel corso del processo Alto Piemonte, che appurò delle infiltrazioni della ‘Ndrangheta nella curva bianconera. Gli striscioni sono stati poi rimossi, il problema è che però li hanno visti tutti per almeno qualche secondo. E gli stessi tifosi, questa volta da casa, sono stati coloro che nei vari social hanno chiesto la testa di Alex Sandro, autore di una partita equilibrata se non fosse stato per lo svarione che ha permesso a pochi secondi dai rigori di far vincere la partita all’Inter: se il brasiliano non avesse compiuto quel misfatto, la Supercoppa poteva vincerla pure la Juve, la quale disponeva di un numero maggiore di rigoristi rispetto ai nerazzurri. Invece, ecco il secondo che ti cambia la vita e che ti fa andare a casa con un pugno di sabbia. Tutto giusto, l’Inter ha giocato a calcio e ha meritato il trofeo.
Ma le responsabilità maggiori le ha proprio Massimiliano Allegri, che nella notte degli incubi ha messo pure la fiamma sulla torta: come può un giocatore come Dybala, che era stato risparmiato in virtù di Roma e Inter, entrare in campo solo per uno spezzone del secondo tempo? Inutile che Arrivabene vada a fare il moralista in televisione parlando di merito e classe, semmai ci chiediamo come sia possibile non sfruttare un talento cristallino come Paulo, che quando sta bene può fare la differenza contro chiunque. Adesso spazio ai rinforzi, con Agnelli che dovrà lanciare un segnale per uscire da questa turbolenta situazione. Intanto però la caduta di stile c’è stata, in una notte nella quale non si è salvato proprio nessuno.