Si legge Christmas barrel, si traduce botte di Natale. Non è il celebre film italiano dei mitici Bud Spencer e Terence Hill, bensì la versione inglese andata in scena al Tottenham Hotspur Stadium. Quella che ha visto contrapposti due tra i più grandi allenatori del pianeta: Antonio Conte e Jurgen Klopp, che stasera si sono sfidati all’insegna del tatticismo e della più sana voglia di adrenalina agonistica, particolarmente presente quando si fronteggiano due tifoserie calde come quelle degli Spurs e del Liverpool. E’ finita 2-2, sulla scia dei veri pareggi di una volta. Ed è stata la partita delle contraddizioni: nel limbo tra gli up and down si giocano la medaglia i vari Alisson e Robertson, ma anche Kane e Son, così come l’intera retroguardia dei Reds. Alla fine il pareggio può andare bene al solo Klopp, che ha chiuso la gara con un uomo in meno e con una squadra spesso sorniona e disattenta. Grandissimi rimpianti invece per Antonio Conte, il quale ha trasformato il Tottenham da un gruppo di pensionati ad una macchina da guerra, pronta ad alzare trofei nel breve tempo e a regalare un po’ di sana follia ai suoi appassionati tifosi.
LA VOGLIA DI RIVALSA:- Rialzarsi dopo l’impennata dei contagi nel gruppo squadra. Conte lo aveva già fatto capire in conferenza stampa, quando disse che giocare con una media di due positivi al giorno è umanamente impossibile oltre che inaccettabile. Conoscendolo però sapevamo che non appena il sipario si sarebbe riaperto, la squadra mandata in campo avrebbe azzannato l’avversario sotto il diktat del suo allenatore: così è stato, con il Liverpool che nei primi minuti di gioco ha sofferto la fisicità di Kane e le corse devastanti di Son e Dele Alli, recuperato psicologicamente da Conte. Tra le sponde dei Reds l’assenza di Van Dijk (anche lui positivo al Covid) pesa particolarmente, e lo si è visto quando il tuttofare Ndombelè ha pescato con un assist perfetto Harry Kane, che solo davanti ad Alisson ha portato in vantaggio i suoi. 1-0 alla prima vera conclusione in porta. Proprio qui sono partiti i problemi: mancanza di lucidità, tanta grinta ma pistole che sparano a salve. Il Tottenham sulle ali dell’entusiasmo avrebbe potuto segnare altri due gol, si è trovato davanti un super Alisson (splendida parata su Dele Alli) e un generoso Son, devastante sulla corsa ma troppo impreciso nel passaggio finale. A questi livelli, infatti, quando sbagli paghi. E Conte sentiva la beffa prendere linfa all’interno del proprio corpo.
C’E’ LLORIS MA…:- Il portiere c’è, la difesa un po’ meno. Se Lloris si è superato in più di un’occasione sulle fiammate di Alexander Arnold (uno dei migliori dei Reds), non ha potuto fare niente sul pareggio di Diogo Jota. Che arriva nel momento migliore degli Spurs: Salah illumina con le sue corse cristalline, Robertson sfugge ad un impacciato Davies, crossa in mezzo per il portoghese ed ecco la zuccata vincente che rimette il tutto sullo stesso piano. L’ennesima dimostrazione che quando affronti squadre come il Liverpool non puoi mai abbassare la guardia, neanche quando sembra non siano in serata. Il Tottenham, che difendeva con un ordinato 5-3-2, ha concesso qualche occasione di troppo, lasciando quegli spazi pericolosi che tanto amano i Reds. L’1-1 finale del primo tempo, considerando l’andamento della partita, è stato più che giusto.
IL TEMPO DELLE CONTRADDIZIONI:- Evviva le contraddizioni. Dopo lo spettacolo dei primi 45′ sono partiti i numerosi inciampi sia da una parte che dall’altra. Il Liverpool, che era apparso in difficoltà, ha trovato addirittura il vantaggio su un’azione del tutto rocambolesca, sfruttando forse un tocco di mano di Salah, un tiro-cross potente di Alexander Arnold e un colpo di testa chirurgico di Robertson. Già, Robertson. Colui il quale nell’ultimo spezzone di partita (il risultato era già 2-2) si è lasciato andare ad un’entrata killer su Emerson Royal e ha dovuto abbandonare in anticipo il terreno di gioco. Peggio ancora ha fatto il suo portiere, Alisson: strepitoso nel primo tempo su Alli, immenso nella ripresa questa volta su Kane, decisivo (in negativo) sulla scivolata goffa e “ciccata” che ha permesso a Son di pareggiare la partita. Non ultimo Harry Kane, autore sì del vantaggio Spurs, ma protagonista anche nell’aver sbagliato un colpo di testa facile solo davanti alla porta. Un tempo all’insegna delle contraddizioni in cui è accaduto veramente di tutto.
L’ATTACCO DI CONTE:- Antonio Conte ci ha provato in tutti i modi. Soprattutto quando il Liverpool era in dieci uomini. Klopp si è coperto inserendo il greco Tsimikas, l’ex allenatore dell’Inter invece ha provato a scombussolare i già ardenti animi inserendo Lucas Moura. Di occasioni clamorose non ce ne sono più state, la sensazione però è che gli Spurs abbiano finalmente imboccato la strada giusta: saluti non malinconici al latente e noioso gioco di Mourinho prima ed Espirito Santo dopo, tanta speranza e positività per il futuro che porta il nome di Antonio Conte. Con questo spirito i risultati arriveranno insieme a qualche trofeo, buona pace ai sostenitori del Chelsea. Le Christmas barrel hanno portato anche un -6 dalla zona Champions, con una particolarità: il Tottenham deve recuperare tre partite, e non sono poche.
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