Una guerra d’amore vale come una partita. Così canta il giovane rapper Bresh, nato e cresciuto in quel di Bogliasco, piccolo paesino in provincia di Genova. Al Tottenham quella “guerra d’amore” è cominciata da diverse settimane: prima sono stati i risultati deludenti a far crollare le certezze, poi le numerose dichiarazioni di Conte, adesso la quasi sentenza che il tecnico salentino a giugno saluterà Londra per tornare, chissà mai, in Italia.
Voci di corridoio che creano una cappa pesante sul cielo già cupo della capitale, soprattutto a poche ore dal ritorno degli ottavi di Champions League contro il Milan. Una gara da dentro o fuori. Ribaltare lo svantaggio di San Siro (0-1) non è di certo un’ utopia, perché gli Spurs potranno contare su uno stadio strapieno che suonerà la carica dall’inizio alla fine. Certo, per farlo occorre la giusta mentalità: sicuramente non quella vista contro lo Sheffield in Fa Cup, e neanche l’atteggiamento lassativo di Wolverhampton. Il ritorno di Antonio Conte in panchina è un fattore, ma in casa Tottenham si richiede una prestazione da grande squadra, nonostante un Harry Kane non propriamente in forma.
Novanta minuti (forse anche di più) al cardiopalmo. L’idea che una sola gara possa “salvare” la stagione e consentire agli Spurs di essere l’outsider della competizione. Poi arriverà il futuro. In Inghilterra danno Conte ormai fuori dal progetto del club londinese: in pole position per prendere il suo posto si piazza Steve Cooper, attuale allenatore del Nottingham Forrest e alla sua prima esperienza in Premier League. C’è poi chi accende il cerino per il ritorno di Pochettino, difficile ma non impossibile. Per adesso però le attenzioni sono rivolte alla Champions, il desiderio di Conte ma anche il suo peggior incubo.