di Matteo Salvetti
Da una parte il derby di Milano, dall’altra un esotico Bologna Empoli. Le semifinali della Coppa Italia 24/25 fanno abbastanza impressione, se si pensa al risultato maturato ieri sera allo Stadium, con la Juventus che ha toccato il punto più basso della gestione Motta, cedendo ai calci di rigore contro un Empoli impelagato nella lotta salvezza. Nessuno si sarebbe mai aspettato un epilogo del genere, neanche il tifoso più tragico: la Juve invece è caduta in preda ai suoi isterismi, lo confermano le prestazioni insufficienti di Vlahovic e Nico Gonzalez, emblemi di un gruppo spento e quasi svogliato, così come l’atteggiamento di Thiago Motta, reo di non aver saputo incidere su una realtà che forse comincia ad essergli estranea. Per questo alla Continassa le valutazioni sono già partite, nonostante Giuntoli abbia ribadito la fiducia all’allenatore, che dovrà saper uscire dal labirinto della vergogna (termine usato in conferenza) facendo leva sulle proprie forze, con nessuno al fianco visto lo scetticismo dei tifosi, sapendo che comunque andrà la stagione sarà insufficiente.
Nell’idea della dirigenza bianconera, Thiago Motta ha mostrato due enormi lacune sul piano di gestione del gruppo. Primo, non è stato in grado di gestire tre impegni settimanali valorizzando al massimo i giocatori a disposizione. Secondo, il rapporto con alcuni di loro (Vlahovic su tutti) non è mai decollato e ha destabilizzato la squadra con una lettura sbagliata di diverse partite e cambi non all’altezza. La sensazione allora è che la progressione si sia scontrata con la regressione, perché i bianconeri non sono migliorati affatto tecnicamente rispetto alla gestione Allegri, anzi, a tratti danno il segnale di essere davvero una squadra inallenabile.
Lo stesso termine che pronunciò Maurizio Sarri l’8 agosto 2020, all’indomani del suo esonero per essere uscito in Champions contro il Lione. Erano altri tempi, si giocava a porte chiuse per le restrizioni Covid, eppure il tecnico toscano dimostrò in quell’occasione di aver compreso il morbo che avrebbe influenzato il mondo bianconero negli anni a venire: fu chiamato in panchina il neopatentato Pirlo che comunque portò una Coppa Italia e una Supercoppa tra mille critiche, poi l’Allegri 2.0 e adesso Thiago Motta, tre bravi allenatori che si sono dovuti scontrare con un gruppo e soprattutto una società che dall’addio di Marotta in poi non ha saputo trovare continuità. E i giocatori ne hanno risentito, diventando davvero inallenabili. L’oracolo di Sarri si è dunque verificato e soltanto il duo Giuntoli-Motta può porvi rimedio. Il primo obiettivo però resta quello più difficile, riconquistare i tifosi, che soffrono nel vedere una Juventus nel punto più basso della sua storia recente.