Crisi senza fine: il Man Utd rischia la retrocessione, società e giocatori allo sbando

di Matteo Salvetti

L’incubo continua. Non c’è pace per il Manchester United, travolto da una crisi pesantissima, fuori e dentro al campo. Se la gestione economica targata Ratcliffe è ormai pronta a tagliare altri 100 dipendenti, quella sportiva è ancora più raccapricciante: lo United, caduto anche in casa del Tottenham, è al quindicesimo posto in classifica, con 29 punti conquistati in 25 giornate. Un ruolino di marcia che suggerisce pietà per uno dei club più prestigiosi al mondo, che non faceva così male in Premier dal 1974 e che adesso ha un ritmo da retrocessione. Certo, pensare ad un Manchester United in Championship è utopistico, i Red Devils hanno 12 punti di vantaggio sull’Ipswich terzultimo, eppure la squadra di Amorim deve ringraziare il fatto che le ultime tre stanno perdendo sempre, altrimenti il rischio di finire impelagati in una clamorosa lotta per non retrocedere sarebbe altissimo.

Il quadro è ancora più allarmante se si pensa alla gestione dei rapporti tra società, giocatori e allenatore. Quest’ultimo, appena arrivato dallo Sporting, è stato costretto a ereditare il posto di Erik Ten Hag, accusato ironicamente di essere arrivato a Manchester come infiltrato del City per distruggere la sponda rossa. Fosse così, l’olandese sarebbe riuscito nel suo intento: gli umori al Carrington Training Centre sono al minimo storico e riflettono la gestione scellerata dell’ex Ajax, il quale si è illuso di poter ricreare in Inghilterra il “circolo olandese” con i vari Onana, Mazraoui, Antony e compagnia bella. Nonostante il flop annunciato in partenza, Amorin sta comunque provando a tirare su il morale di una squadra costruita come peggio non si poteva, ma lo United appare continuamente spento, sfilacciato al suo interno, dotato di qualche buon giocatore, su tutti Garnacho, ma incapace di creare un blocco squadra e rivitalizzare così gli oltre 80.000 di Old Trafford.

Non c’è fine al peggio. Soprattutto, se la famiglia Glazer non comincerà a valutare l’ipotesi che forse il calcio è ricco grazie ai suoi tifosi, i quali popolano gli stadi e trascinano con passione i loro beniamini. Un concetto che nella sua banalità esprime la vera mancanza interna al Manchester United, come hanno fatto notare molti in Inghilterra quando affermano che gli stessi Glazer, proprietari del club dal 2005, hanno sempre pensato più al business che ai risultati sportivi, portando avanti una politica di distacco nei confronti dei tifosi. Se a questo aggiungiamo la mancanza di un sergente alla “Ferguson” il caso è chiuso. O meglio, compreso. Certo è che con questo rendimento è impossibile essere ottimisti: il Manchester United, a -14 punti dal Chelsea sesto, rischia di restare fuori dalle coppe europee nella prossima stagione. Un danno enorme per le casse del club ma soprattutto per il futuro, certificazione di una crisi senza senza fine e di una società, compresi i giocatori, completamente allo sbando.

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