La Juve di Motta sembra quella di Allegri, ma vincere è l’unica cosa che conta.

di Matteo Salvetti

Alla vigilia della partita, Thiago Motta aveva chiesto prestazione e risultato. Il risultato è arrivato (1-0 con autogol di Gila e Lazio in dieci dal 24esimo minuto per espulsione di Romagnoli), la prestazione un po’ meno. Anzi, quasi per niente: la Juventus, in superiorità numerica per almeno tre quarti di gara, non è stata in grado di dimostrare il valore della grande squadra, capace di azzannare subito la preda, chiudere i conti e gestire il ritmo della partita con il palleggio. Ha preferito invece restare nella sua comfort zone, prendersi zero rischi, incassare qualche fischio da parte dello Stadium per alcuni retro passaggi e aspettare la famosa “manna” dal cielo, che per fortuna dei bianconeri è arrivata a pochi minuti dalla fine e ha permesso di vincere, finalmente, una partita sporca.

Certo, in mezzo qualche occasione ghiotta c’è stata: pensiamo alla traversa di Vlahovic ( autore di una gara da samurai, il primo a provarci ma non sempre a riuscirci), oppure al clamoroso errore sotto porta di Douglas Luis (neanche la brutta copia del forte centrocampista brasiliano dei tempi dell’Aston Villa), o ancora, questa volta nel primo tempo, l’inserimento di Gatti in area di rigore che non ha impattato bene la palla. Per il resto vuoto cosmico. Passaggi sulla linea di difesa, qualche inserimento di Kalulu, alcuni svarioni di Cambiaso, in sintesi tanta noia, percepita da casa e sugli spalti.

Ci chiediamo allora se sia questa la vera Juventus, squadra che fino ad oggi aveva vinto in campionato soltanto una partita in casa (3-0 con il Como alla prima giornata), pareggiando tutte le altre. La vittoria sa comunque di buon auspicio per il proseguo della stagione, in attesa del derby d’Italia a San Siro con l’Inter. Ma per adesso, la squadra di Motta sembra quella di Allegri: perfetta in difesa, carente a centrocampo e in attacco. Vincere è l’unica cosa conta, ma la prestazione, anche quella, conta. Eccome, se conta.

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