Il 3-1 patito dall’Inter a Udine ha segnato definitivamente il tramonto di un ciclo. Seppur breve, quel ciclo vincente era stato creato da Antonio Conte e settimana dopo settimana si è sgretolato sotto le lacune di una proprietà assente e le numerose amnesie di un allenatore, Simone Inzaghi, inadatto a governare una grande squadra. Il caos è servito su un piatto d’argento: accuse, critiche e social scatenati, con l’hastag “Inzaghiout” che spopola in ogni angolo del web. Marotta aveva già intuito i primi segnali di crisi quando all’indomani del derby perso contro il Milan ordinò un confronto con squadra e allenatore, per cercare di ripartire insieme e rafforzarsi come gruppo. Tralasciando la sfida con il Torino e quella in Repubblica Ceca, l’Inter appare ancora come frastornata, totalmente in balia delle onde degli avversari, latente e impaurita, come i cambi di Inzaghi quando un giocatore prende il cartellino giallo. E a proposito dell’ex Lazio, massacrato dai tifosi sui social, ha preso posizione pure la Curva Nord.
COLPEVOLE MA…:- Che Inzaghi sia un colpevole di questa situazione è sacrosanto, ma non è l’unico. La frangia organizzata del tifo nerazzurro ha dichiarato su Facebook che anche i giocatori devono smettere di anteporre il proprio ego al gruppo e cominciare a giocare per il bene della squadra. Tradotto: la tolleranza è finita. E dalla ripresa del campionato dopo la sosta servirà cambiare il registro, non importa chi giocherà o chi starà in panchina, coloro che verranno mandati in campo avranno l’obbligo di giocare per vincere, senza sbuffate o sbracciate. L’Inter ripartirà a San Siro contro la Roma in una gara decisiva per il campionato, con l’ex Mourinho che tra l’altro sarà anche squalificato. Ecco, da sabato 1 ottobre dovrà ricominciare una nuova era. Perché la pazienza è finita, con o senza Inzaghi.