Soffrire, ripartire e vincere. E’ la notte dei famosi “contropiedisti”, coloro che all’epoca venivano designati come visionari e che oggi invece si trovano a combattere contro gli aristocratici del calcio, amanti per definizione del bel gioco. Stiamo parlando di due bandiere come Thiago Motta e Diego Pablo Simeone, personaggi che negli anni ne hanno affrontate di violente battaglie: il primo, eroe del Triplete nerazzurro, ha davanti a sé l’obiettivo di condurre il suo Spezia alla salvezza, il secondo l’onere di centrare il piazzamento in Champions e di provare, chissà, ad alzarla quella coppa dalle grandi orecchie, che negli anni è sfuggita di qualche centimetro. Seppure in due contesti diametralmente opposti, lo stile di gioco è pressoché identico. E a questo giro hanno vinto loro.
IL CATENACCIO DI MOTTA:- Spezia-Venezia, scontro salvezza. Se i padroni di casa riescono a vincere hanno praticamente la strada spianata in ottica permanenza in Serie A. Tutti si sarebbero aspettati uno Spezia arrembante, sbilanciato all’attacco e completamente funambolico, come il pubblico del Picco. Thiago Motta invece aveva ben altre idee per la testa: attesa, sofferenza, qualche misero contropiede e assalto finale, per tenere la gara in bilico e vincere in extremis. Così è prontamente accaduto grazie al gol di Gyasi al 94esimo (merito anche del nuovo entrato Manaj), ma ciò che ha colpito è stato proprio l’atteggiamento tattico mostrato dalla squadra di Thiago Motta, uno stile di gioco tra il Mourinho dei tempi d’oro e Marcelo Bielsa. Decisamente anomalo per gli scontri salvezza nel nostro campionato, lo dimostra il fatto che il migliore in campo è stato il centrale Erlic, decisivo quando il Venezia attaccava a pieno organico. L’ex centrocampista dell’Inter, se è riuscito dalla panchina a fare un’impresa del genere, lo deve anche alla sua esperienza: motivazione verso il gruppo, pugni alzati al cielo e un briciolo di fortuna, che serve sempre.
LE MOSSE DEL CHOLO:- Sul mare di La Spezia si festeggia, a Madrid invece la serata si prospetta bollente. Va in scena Atletico-Alaves, in una notte dolorosa per il Cholo Simeone che ha appena perso il padre durante la sosta per le nazionali. I suoi giocatori, con un indemoniato Joao Felix, cercano di fare il possibile per regalare una gioia al loro allenatore, ma quando dopo un’ora e passa di contropiede l’Alaves pareggia i conti con Escalante sembrano tornare i vecchi fantasmi del passato. A quel punto serviva l’intuizione di Simeone: fuori un centrocampista come Llorente, dentro un mattatore come Cunha al 73esimo. Che cosa abbia detto il Cholo al brasiliano è tutto da scoprire, ma lo si può intuire dalla cattiveria agonistica con cui lo stesso giocatore dopo trenta secondi dal suo ingresso in campo si guadagna il rigore che porterà l’Atleti nuovamente avanti. Felix e Suarez faranno il resto, sempre secondo le vecchie regole, difesa e contropiede.
E IL BEL GIOCO?:- Se lo sono guardati alla televisione. L’ennesima dimostrazione per tutti gli amanti del culto dello spettacolo che nel calcio a certi livelli serve vincere, indipendentemente dalla posizione in classifica. Forse anche Thiago Motta ha capito che per raggiungere l’obiettivo salvezza con il suo Spezia dovrà essere più cinico e meno ammaliante, così come Simeone, che martedì prossimo farà visita all’aristocratico Guardiola per cercare di rivoluzionare il tiki-taka dello spagnolo con la rivoluzione contropiedista del popolo. Perché il calcio è passione e anche risultato. A questo turno hanno vinto loro.