Un caos di vaste proporzioni come questo non lo vedevamo da tempo, ne con Sarri ne tantomeno con Pirlo, quando comunque arrivarono una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. La Juventus di Allegri naufraga in un mare in tempesta da ore, giorni e settimane, senza avere neanche una timida scialuppa alla quale aggrapparsi: molle, disunita, in confusione totale. La pesante sconfitta di Verona (con due gol subiti in 13′) non ha fatto altro che acuire sempre più i numerosi conflitti interni. E allora tutti in ritiro fino a sabato. Una mossa che non si vedeva da ottobre 2015, sempre con Max Allegri in panchina, dopo un ko a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Non fu allora una decisione punitiva, semmai di compattezza. Oggi, invece, ha tutta l’aria di una pesante punizione: i muri della Continassa vibrano e i tifosi nei vari social non perdonano, addirittura lanciano l’hastag “Allegri out”.
Per quanto la responsabilità sia collettiva quando le cose vanno male, è evidente che a questa Juventus manca sia un giocatore come Ronaldo sia il tanto, acclamato, bel gioco. Se quest’ultima richiesta non significa vittoria certa (lo vediamo con Guardiola in Champions), la mancanza di Cr7 si sente eccome, solo i ciechi non riescono a vederla. Quando infatti disponi di un fenomeno come il portoghese, puoi perdere sotto il profilo del gioco di squadra ma allo stesso tempo guadagni sotto l’aspetto realizzativo, vincendo partite difficili perché certi giocatori sono decisivi, nel bene e nel male. Cristiano Ronaldo lo era, e diversamente da quanto potevano ritenere diversi tifosi bianconeri senza di lui la Juve avrebbe rimediato figure pessime, in Italia e in Europa. Non era un egoista, era un vincente. Non era neanche finito, andava solo valorizzato. Niente di tutto questo è stato fatto dal Presidente Agnelli e da Allegri, infatti i risultati sono sotto gli occhi di tutti: nono posto in classifica, a meno sedici lunghezze da Napoli e Milan che comandano la classifica.
Tralasciando Ronaldo, che ormai continua a segnare per il Manchester United, c’è poi il vecchio calcio medievale di Allegri a rappresentare un problema. Una squadra, la Juve, che diversamente dalle altre soffre non solo di una sindrome di autolesionismo puro, bensì di una carenza di gioco preoccupante, nella quale l’unico che brilla è il povero Dybala. Anche Chiesa, lasciato in panchina a San Siro contro l’Inter, sembra essere l’ennesima stella bruciata da chi come Allegri ha sempre vinto in carriera con una buona percentuale di episodi favorevoli. Quando però i limiti vengono a galla, ecco che deve arrivare la mano dell’allenatore. Proprio colui che è stato definito da Agnelli il vero colpo di mercato effettuato dalla Juventus. Al momento non lo sta dimostrando, anzi, sembra un vecchio guerriero persiano calato all’interno di una metropoli ultra-moderna. Altro che storia di un grande amore, la Juve nel caos più totale. E adesso deve rialzarsi, è già troppo tardi.
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