Possiamo sintetizzarla così: l’Inter avrebbe meritato qualcosa in più contro il Real Madrid, di sicuro non una sconfitta. Lo dicono le statistiche (18 tiri a 12) e il gioco mostrato sul campo, sicuramente più ammaliante di quello dei blancos. Alla fine però contano i fatti. Simone Inzaghi, sulla scia del suo predecessore Antonio Conte, se ne è uscito dal Meazza con 0 punti, cercando comunque di raccogliere un bicchiere mezzo pieno che dovrà essere riempito del tutto già dalla prossima avventura in terra ucraina. La sua squadra ha creato, sciupato amaramente e concesso qualche occasione di troppo al Real, che come dimostra la rete di Rodrygo quando arriva davanti alla porta difficilmente sbaglia. E’ stato fermato da un eccellente Courtois e, se proprio vogliamo essere onesti, anche da alcune decisioni dell’arbitro tedesco Daniel Siebert, il quale poteva mostrare un polso diverso con i giocatori vestiti in bianco.
Ciò nonostante coloro che sono stati i più bersagliati dai tifosi portano i nomi di Dzeko e Calhanoglu. Com’è possibile che i due sostituti di Lukaku e (purtroppo) Eriksen vengano già etichettati come punti deboli della squadra? Non dovevano essere le pedine portanti del gioco di Inzaghi? In nome del ridimensionamento voluto e osannato da Steven Zhang potevamo aspettarci un epilogo del genere: sia Dzeko che Chalanoglu sono infatti due giocatori che nel corso di tutti questi anni non hanno mai dimostrato di poter essere dei semplici fuoriclasse, tutto il contrario. Il primo, ex Roma, ha fornito una prestazione insufficiente per lunghi tratti del match, non solo per le due palle gol clamorose sbagliate di fronte a Courtois. I tifosi nerazzurri si arrabbiavano soprattutto quando Dzeko veniva a centrocampo ad impostare e non riusciva quasi mai a servire in modo pulito e corretto il Barella o il Brozovic di turno, complice anche un’ottima marcatura del duo Alaba-Militao. Certo, le occasioni fallite davanti alla porta hanno un peso enorme, ma se questo è il vero Dzeko è opportuno collocarlo o nelle vesti di centro-boa o in panchina lasciando spazio al tucu Correa. Proprio l’argentino ieri è entrato a gara in corso, peccato però al posto di Lautaro, l’unico che in quel preciso momento della partita dimostrava di saper mettere ancora in difficoltà la retroguardia madridista.
Accanto al bosniaco, ecco il turco. Hakan Calhanoglu, arrivato dal Milan a parametro zero, si è smarrito nuovamente nella sua ombra, continuando di fatto la causa rossonera. Nel gioco di Inzaghi l’ex centrocampista del Bayer Leverkusen rivestirebbe quel ruolo di cerniera tra la fase difensiva e quella offensiva, un po’ come Eriksen. Peccato però che si sia trasformato in un sonnambulo: dopo i primi minuti a ritmo sostenuto, Chala si è inabissato in un silenzio profondo, lasciando un ampio spazio da coprire a Brozovic (il migliore) e mettendo in profonda difficoltà anche Barella. Non bene neanche Vidal, messo da Inzaghi proprio per far rifiatare il turco.
Conoscendo l’ambiente Inter è evidente che dopo un pareggio contro una modesta Samp e una sconfitta immeritata con il Real Madrid, sabato sera contro il Bologna sarà necessario vincere per riprendere il giusto ritmo. Se anche Inzaghi non dimostrerà di saper leggere le partite nel modo corretto (evitando di inserire Dumfries che non sa difendere) allora il vampiro di Appiano comincerà ad avvolgerlo nel suo mantello. Per adesso riconosciamo comunque il merito di vedere un’Inter positiva sul piano del gioco, rovinata ovviamente dai nuovi interpreti che per comprovati motivi non possono garantire l’affidabilità di Hakimi e di Lukaku. Da qui il dubbio sul lungo percorso, per evitare beffe atroci che bruciano tantissimo.